Giorgio Nebbia È quindi apparso che molte delle invenz~oni, considerate un progresso tecnico, scientifico ed anche economico, hanno provocato la degradazione e l'inquinamento dell'ambiente dalla cui integrità dipende la sopravvivenza dell'uomo. Dal 1945 è effettivamente cambiato qualcosa: sia1no davanti ad una progressiva intossicazione della biosfera e ad un'usura delle risorse naturali, così profonde da far temere che, presto, possano mancare aria ed acqua pulite, terreno fertile, città in cui sia possibile muoversi, montagne e spiagge per le attività ricreative, che risulti compromessa la stessa possibilità di continuare a produrre, a consumare, a vi,rere come esseri 11mani, nel futuro. La lezione dell'ecologia. - Le precede11ti considerazioni stanno provocando nei paesi avanzati u11 processo di revisione di quelli che sono stati i canoni base dello sviluppo tecnico ed economico. Si scoprono così alcune cose ovvie, ma che sembrano novità: le risorse della 11atura - aria, acqua, suolo, foreste, minerali - sono tutt'altro che infinite, anzi sono ben limitate, e non possian10 trarle che dalla Terra. E ancora, i « beni » fabbricati dalla tecnica non scompaiono: noi, purtroppo, non consumiamo le merci che usiamo, ma ques,te, dopo l'uso, si trasformano in rifiuti che devono essere smaltiti « da qualche parte », cioè, per forza, negli stessi serbatoi delle risorse naturali dai quali traiamo le risorse che ci occorrono per vivere e per produrre. Essere di più, produrre di più e più intensamente significa, quindi, avere meno risorse disponibili per il futuro e peggiorare continuamente, attraverso la miscelazione con i rifiuti, la qualità di quelle restanti. Credo perciò che sia opportuno che la nostra sia chiamata, più che società dei consumi, società dei rifiuti, perché lo smaltimento dei rifiuti e la difesa dai danni arrecati all'ambiente sono• destinati ad essere le più impegnative e costose operazioni a cui dovremo dedicarci nel futuro. È interessante notare che l'usura delle risorse della natura e dell'ambiente si ritrova con gli stessi caratteri - anche se, forse, con diversa intensità - nelle società industriali sia a regime capitalistico che a regime socialista, in quanto è associata al tipo· di « ·progresso » di cui stiamo godendo e che stiamo anche esportando nei paesi sottosviluppati, e le cui premesse culturali sono comuni ed hanno le radici nella filosofia della società paleotecnica e della rivoluzione industriale. A questo punto viene naturale chiedersi se è possibile elaborare una nuova cultura che permetta, anche se non di ricostruire un mo·ndo na92 Bibii~tecaginobianco
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