Nord e Sud - anno XIX - n. 145 - gennaio 1972

Giorgio Ne/Jbta alvei per cui se111pre più spesso le piene l1ann<:Jd, ato. luogo a disastrose alluvioni. I perfezionamenti dell'aratro hannò co11tribuito ad un più profondo attacco del terreno nelle operazioni agricole e a modificare ancor più la superficie della terra; le attività minerarie sono state responsabili dei prin1i gravi fenomeni di inquinamento dei fiumi, dell'accumulo di colline di scorie, dello svilup,po ,di fumi velenosi. L'uso del carbo11e fossile in Inghilterra, a partire dal 1300, ha dato luogo 1 ai primi gravi fenomeni di inquinamento atmosferico, urbano. Nel 1600 si ebbero in Europa dei rivoluzionari progressi 11elle scienze. Cartesio e Francesco Bacone proposero il cred'o che le conoscenze scie11tifiche sono al servizio delle invenzioni e delle manifatture e si identificano con il dominio -della tecnica sulla natura; tale credo offrì la base culturale per la successiva rivoluzione industriale. L'attacco sistematico e lo sfruttamento delle risorse naturali si fecero, così, più intensi a partire dal 1700. Utilizzando su larga scala il carbo11e fu possibile produrre ferro ed acciaio di 1nigliore qualità; nel corso del 1700 si svilup·parono l'altoforno basato sul carbo11e coke, nella sua struttura moderna, e i processi per la fabbricazione dell'acciaio. La disponibilità di ferro e acciaio a basso prezzo permise la realizzazione delle macchine a vapore e la diffusione dei processi meccanici nelle attività produttive, specialmente nella industria tessile. L'au1nento della produzione di filati e tessuti provocò una crescente richiesta di sosta11ze cl1imiche per il lavaggio e la tintura: nacque così l'industria chimica, che cor1tribuì, a partire dal 1800, ad arrecare nuovi danni all'ambiente scaricando nell'aria e nelle acque veleni, acidi, fumi, rifiuti. Le teorie filosofiche ed economiche della nuova era industriale elevarono il possesso delle merci ad ideale e teorizzarono la libertà del profitto e dell'accumulazione privata. Non fa meraviglia che gli utilitaristi del XVIII e del XIX secolo considerassero l'acqua, l'aria e le risorse natL1rali come beni disponibili in quantità illimitata, a cui l'uomo può attingere senza limiti per il pro,prio « progresso ». La trasformazione di tali risorse nel bene supremo, in merci, macchine e ricchezza, sarà tanto più lodevole ed avrà tanto maggiore successo, quanto più alta sarà l'efficacia e l'economicità del processo, perché questo assicurerà 1nerci a basso prezzo per tutti, lavoro agli operai e profitto agli imprenditori, in u.na frenesia produttivistica, in una danza 1nacabra merceologica che comporta una richiesta e uno sfruttame11to sempre più intenso delle risorse naturali. La falsa im111aginedel progresso. - È nata così l'idea che progresso sia possedere 1nerci e beni materiali, perché così si sostiene il benefico 90 Bibiio_tecaignobianco

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