Nord e Sud - anno XIX - n. 145 - gennaio 1972

Rocco Scotellaro e « l'itva puttariella » sco,npagnato dal senso della poesia, 11ell'Uva la n1ediazione artistica è la costante preoccupazione di Rocco Scotellaro » 5 • Non è difficile infatti scorgere nella prosa di Scotellaro il gusto per la bella pagina, per la frase ben rifinita. Si tratta sempre di imrnagini e tratti forti, dalla coloritura marcata, prese dalla fantasia popolare, eppure esse attingono a volte ad una rarefazione artistica troppo scoperta. Scotellaro, rileggendo qL1este pagine, ò_ovette accorgersene, e allora parlò di « esercizio di calligrafia e di pittura del mo1nento »; e non credo si tratti solo di quel senso di insoddisfazione che non di rado lo scrittore avverte di fronte alla sua opera, ma ancl1e del sospetto che egli cominciava a nutrire verso alcuni risL1ltati della sua scrittura. Questi mome11ti sono in. numero maggiore 11ella prima parte del libro, ove anche l'elemento n1itico è maggiormente presente: le figure, i fatti, non spiegati, ma rivissuti nel momento che fu: episodi come quelli di Zia Filomena, di mastro Innocenzo, di Pasquale il fuochista, alcuni fatti degli ultimi giorni di guerra, la stessa stupenda pagi11a sul- ]'organista di Sicignano, padre Gregorio, potrebbero forse es~ere ben resi, in sede cinematografica, con la tecnica del flasl1-back; l'autonomia del fatto che si risolve nel presentarsi alla memoria dell'autore, e funziona perciò anche da « r1ota psicologica ». È proprio ai ricordi di infanzia che si rappre11de il gusto della rievocazio11e attraverso modi di ricercatezza stilistica e giochi formali più scoperti: « ... Dove il Basen.to pareva uno specchio, era per la sila vena allargata in un grande pozzo. Tutto questo, i boschi, le terre, il fiu.111,emi pareva che riempisse il cielo, il cielo col sito colore solito era lontano e alto co.1ne una tela. Il coro dei ricordi d'i11fanzia aveva la forza della più lonta11a cicala, cJze magari avrei trovata asseccl1ita poi al tronco del n1andorlo con le sue zampe rigide, e i suoi occhi non. morti, lùce11ti spilli di cellt,tloide, ma che intanto friniva, al suo posto, e il suo era lo stesso potente canto di tittte che chiamava l'aria sugli alberi» 6 • Ogni cosa rivive allora sullo stesso piano delle altre e nessu11a gerarchia è possibile fra i vari momenti. « Erano tante le vicende, ingarbitgliate nell'aria di fuoco, og11iLna un. batuffolo d'aria nell'anfiteatro largo fino all'orizzonte » 7 • E qL1esto studio forse un po' eccessivo della forma migliore, quas·i della disposizione più adatta da dare alle si11gole parole nell'ambito di una frase, che è ricerca di effetti letterari, ritorna in alcuni passi della 5 VITTORE FIORE, I n1orti e i vivi, ne « Il Mondo», 1° maggio 1956. 6 Rocco ScoTELLARO, L'uva puttanella, cit. p. 72. 1 Id., pp. 72-73. Bibliotecaginobianco 73

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==