Nord e Sud - anno XIX - n. 145 - gennaio 1972

I Editoriale 111ulate dai neo-marxisti della sinistra parlamentare: e infatti 1nolto piu probabile che le schiere di laureati disoccitpati vadario a gonfiare la forza d'iLrto dell' estren1ismo di destra, tradizionalmente e struttural111ente piìl adatto dell'estremismo di sinistra se si tratta di dare sfogo alle frustrazioni piccolo-borghesi. Per ciò che riguarda invece il secondo obiettivo, l'auton.omia dell'Università, si è partiti dalla ipotesi che riforma dell'Università volesse dire anzitutto abbattimento del potere dei professori di ruolo e perciò si è mirato solo a politicizzare e ad « assemblearizzare » gli organi di governo della U·niversità, con gravissime insidie per la libertà di ricerca e di insegnamento, il bene che deve essere ad ogni costo tutelato e senza il godimento del quale l'Università avrebbe forse ancora un. corpo, ma certo non più l'anima. La verità è che il problema della degenerazione dell'esercizio del cosiddetto potere baronale andava affrontato cercando di ricomporre un potere troppo frazionato tra i singoli, ma sempre ferme restando, appunto, le guarentigie di libertà personale indispensabili all'esercizio di u,n'attività di ricerca e di insegna1nento ispirata alla tradizione di pensiero critico, grazie ariche alla quale l'Italia è un paese che a buon diritto può dirsi moderno e libero. Se qitesti sono i vizi di origine della riforma univers'itaria, vediamo ora qitali sono i vizi che la riforma ha contratto lungo il tratto del sito iter parlamentare cl1e è riuscita finora a percorrere e cl1e è stato caratterizzato da alcuni elementi totalmente negativi. 1) L'assenza di iLna qualsivoglia prospettiva citlturale, sostituita da iLna diff itsa diffidenza, da parte cattolica, nei confronti di una istituzione considerata co,ne la roccaforte della cultura liberale e razio11alistica, e da una de1nagogica propensione, da parte s'ocialista, a « democratizzare » come che sia la cultura. 2) L'assenza, già lan1entata, di Llna visione politica della funzione che compete all'Università in un paese modern.o e perfino, in via subordinata, di una visione aziendalistica dell'Università concepita restrittivamente come fornitrice di servizi alla società civile. 3) L'assurda pretesa di tradurre in termini legislativi le propos'te, frettolosaniente giudicate come le più feconde, portate avanti dalla contestazione studentesca, dimentican.do che questa aveva originariamente elaborato le site tesi nelle sedi universitarie più progredite ed « efficienti » del mondo e che solo in rapporto a talune disfunzioni tipiche dell'istruzione superiore e dell'organizzazione della ricerca negli Stati Uniti gli argomenti dei contes_tatori potevano avere un qitalche valido appiglio po.Zeniico. Sarebbe perciò un graviss'imo errore interpretare il riflusso del movimento studentesco nelle nostre Università come un 5 Bibiiotecaginobianco .

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