Giornale a più voci camini di scarico che spesso superano i 150 metri. È perciò che a Ingolstadt, pur essendovi ben cinque raffinerie (Esso, Shell, Bp, ENI, Aral) l'aria è pura e respira.bile. Inoltre le raffinerie tedesche devono distare almeno 11n· chilometro daii centri abitati e, po,ssibilmente, essere situate in zone boscose affinché gli alberi possano filtrare certe sostanze e produrre ossigeno per gli abitanti. Veniamo all'Italia. A Napoli la raffineria della Mobil opera quasi in città e cl1iede di raddoppiare la capacità dei suoi ~mpianti; a Rho, per fare un altro esen1pio,, la stessa Shell, che a Ingolstadt giunge sino al punto di arrestare la lavorazione se i servizi meteorologici (con i quali tutte le raffinerie tedesche sono in contatto) prevedono l'arrivo di correnti d'aria che potrebbero far precipitare i fumi velenosi sulle zone abitate, la stessa Shell, dicevamo, solo in seguito ad una vera e propria « sollevazione po1 polare » ha modi,ficato i suoi impianti in senso meno inquinante. Sono solo due esempi, ma l'elenco si potrebbe allungare di molto: basterebbe elencare tutte le raffinerie esistenti in Italia. Con ciò non si vuol dire che la voce « raffineria » vada cancellata per sem,pre dal vocabolario economico della polttica di sviluppo italiana; ma si intende fermamente ribadire che la politica di localizzazione degli impianti va completamente rivista e trasformata e che, comunque, si deve porre 11n serio freno alla loro proliferazione. Il Progetto 80, nella sezione dedicata alI'A111biente, dice testualmente: « in attesa che lo sviluppo tecnologico consenta una completa eliminazione dell'inquinamento dovuto agli impianti industriali, si potrebbe negare la lil-- cenza di costruzione in aree prossime a centri abitati agli impianti! che ab-- biano particolari effetti di inq11inamento, e curare che le zone organizzate per i nuovi insediamenti industriali non vengano parzialmente urbanizzate». Si tratta, come si vede, di un'indicazione che si adatta perfettamente alle raffinerie e che cerca di regolamentare finalmente una materia nella quale fino ad oggi ha no1rmalmente regnato l'interesse delle singole aziende. « Esiste un sito percorso da un oleodotto internazionale - scrive Marcello V~ttorini nel nu1nero 58 di « Urbanistica» -, da un corso d'acqua utile per alimentare la raffineria e ·per scaricare i residui della lavorazione, prossimo a un grande mercato di cons11mo costituito da una notevole concentrazione urbana ed industriale: ecco che una grande società acquista il terreno per installarvi una nuova raffineria, trascurando ogni1 altro aspetto e problema. Toccherà poi alla collettività rafforzare e ristrutturare la rete delle infrastrutture, pagare il danno· provocato dagli inquinamenti, risolvere i complessi e onerosi problemi derivanti dalla concentraz1one già in atto, che viene aggravata dai traffici conseguenti al nuovo jnsediarr1ento· ». Questo caso, che è la regola, moltiplicato per tutte le possibili combinazioni finisce naturalmente col compromettere ogni razionaìe utilizzazione del territorio sino a minacciare « l'attuazione degli strumenti urbanistici a livello comunale ». · Non si può dunque ptù consentire che così importantii scelte di localizzazione industriale siano affidate al puro calcolo di convenienza economica delle 61 Bibiiotecaginobianco
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