Nord e Sud - anno XIX - n. 145 - gennaio 1972

Editoriale · que con interessi della società civile estranei all'Uniyersità, non tanto l'istruzione universitaria nel suo complesso, quanto singoli docenti universitari, che si sono valsi del prestigio della cattedra per assicurarsi posizioni di privilegio sia nel campo delle libere professioni che nei settori più svariati dell'attività pubblica o privata; o che irtversamen,te hanno turbato il normale svolgimento della vita accademica, facendo valere su questo terreno le posizioni di forza (politica o economica) acquisita fiLori dell'Università. Estirpata la mala pianta di queste contaminazioni, non sarebbe poi stato difficile trovare adeguati accorgi1nenti pratici per impedire che si perpetuassero abusi che tanto hanno contribuito a gettare discredito sulle nostre istituzioni universitarie. Bene: così con1'è stata impostata e poi portata avanti fino alla soglia della discussione in aula nel secondo ramo del Parlamento, la riforn1a universitaria non consente certamente di persegiLire questi obiettivi che abbiamo definito come primari. Per quanto riguarda l'adeguamen.to delle strutture, si è creduto di poter interpretare le esigenze della società civile schiudendo indiscriminatamen'le le porte dell'Università non ancora riformata, ma solo resa più facile, e perciò declassata, a quanti più cittadini possibile, senza formulare la benché 1ninima previsio·ne sulla effettiva spendibilità del titolo così consegilito. Che si sappia, infatti, gli organi respo11sabili della politica di piano non hanno mai fornito indicazioni a proposito dei modi e dei tempi della riforma universitaria: con1e se la prevedibile presenza, sul mercato delle forze di lavoro, di• una n1assa d'i laureati assoliLtamente sproporzionata alle possibilità di offerta di i1npieghi adeguati alle attese che il conseguimento di una laurea rende legittime, non f asse argome11to degno di rifiessione e di attenzione da parte di chi è gravato del compito di predisporre i piani di un ordinato svilupp·o economico e civile del paese. In pari tempo, la sempre più generosa etargizione di « presalari », fruibili senza nemmeno passare per un controllo scrilpoloso sulla produttività - in termini di applicazione allo studio da parte dei singoli beneficiari - di tanto cospicuo investimento di pubblico danaro, ha consentito all'estrema si11istra di denunciare questi aspetti contraddittori della politica universitaria ( liberalizzazione degli accessi, presalari, dequ.alificazione dei titoli) addirittura come manifestazioni di un deliberato tentativo da parte dei ceti dirigenti di creare sacche di disoccupazione ritardata. Né occorre aggiunge che la stessa estrema sinistra giLarda alla legione di laureati d'isoccupati o sottoccupati che si va formando e gonfiando carne al possibile serbatoio di una forza d'urto rivoluzionaria: una speranza, questa, che urta con.tra una consolidata esperienza e rifiette lo scarso rigore logico delle analisi far4 Bibl1otecaginobianco

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