lvi ille e un socialisrno cento sulla prima piuttosto che sul secondo: perché aveva compreso, sulla base dell'acutissima osservazione che Hegel indiri~zava contro Rousseau, che lo Stato come tale non tollera l'eguaglianza, la quale potrà essere raggiunta solo con la soppressione dello Stato stesso. Se pertanto il fine del socialismo è l'eguaglianza, esso è incompatibile con lo Stato. Parlare perciò di un « socialisrno di Stato » o anche soltanto di « Stato socialista » è una contraddizione, in quanto i due termini (anche e soprattutto nella prospettiva marxia11a) si escludono a vicenda. Non è questo un gioco di parole, ma un problema che andrebbe meditato forse più di quanto comunemente si faccia; perché, se si può parlare di « società socialista», non si può parlare di Stato socialista, tranne che non si accetti la forma di dominio in atto oggi negli Stati socialisti. Non a caso quindi Lelio Basso, accusando la « deviazione » leniniana, rileva cl1e questa ha fi11ito con l'approdare « alla necessità di una previa presa del potere che edifica poi il socialismo, come se il socialismo fosse una creazio11e meramente . soggettiva che si può costruire dall'alto, per volo11tà del potere ». Non è stata forse questa la strategia sinora seguita dai partiti co1nunisti di ispirazione leninista, come quello italiano, di CLli pure Lombardo-Radice fa parte? La contrapposizione a questo punto ci pare evidente e investe alla radice l'essenza stessa del socialismo di ispirazione marxiana. Lelio Basso postula un ritorno a Marx senza passare per Lenin; Lombardo-Radice ritiene in questo mo1nento « 11ecessario » u11« passaggio dalle attuali forme di socialismo di Stato a forme [ ...] di democrazia socialista », che dovrebbe superare, per mezzo di una sorta di « rivoluzione culturale » (intesa come « seconda » rivoluzio11e socialista), l'impasse bt1rocratica in cui si è involto il socialismo dell 10riente europeo. Così il discorso ritorna al punto di partenza: è possibile realizzare veramente il «socialismo» (che poi, in poche parole, significa una so~ietà libera e giusta) parte11do dalle stesse premesse da cui è partito quello che si è realizzato nelle formazioni storiche odierne? E la teoria di Marx non avrebbe per caso trovato in Lenin colui che brutalmente (o, se si preferisce,· realisticamente) ha eliminato quello che· di utopico essa conteneva, trasformandola da « dottrina della società » in « dottrina dello Stato ,>? In effetti tutti, o quasi, i partecipanti al dibattito promosso dal1' « Ulisse » hanno espresso lo stesso intendimento: la necessità cioè di proporre un « socialismo » nuovo, più adatto ai problemi del 33 Bibiiotecaginobianco
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