Nord e Sud - anno XIX - n. 145 - gennaio 1972

Mille e u11 socialismo « deviazione » leninista potrebbe anche non essere stata un errore, bensì l'unica possibile realizzazione pratica della stessa dottrina, dalla quale è nato un modello di Stato che Basso giustamente ritiene inaccettabile, ma che potrebbe anche essere l'u11ico possibile, tranne che non ripensando in termini definitivamente «, nuovi » i presupposti su cui poggia. Su questo tipo di Stato, che Basso sembra rigettare senza appello, ha discusso per larga parte del suo intervento Lucio Lombardo:.Radice, il quale, pur riconoscendone i limiti, ne salva tuttavia il nucleo essenziale. Infatti all'accusa rivolta da alcuni grt1ppi della sinistra extraparlamentare europea allo Stato leninista, di avere instaurato una forma di capitalismo « di Stato », egli risponde che non già di « capitalismo di Stato » si deve parlare, bensì di « socialismo di Stato »; e non sembra avvedersi dell'errore - di ct1i parleremo più avanti - implicito in questa formula. Ma prima di passare a questo argomento, è forse il caso di soffermarsi su un'altra questione avanzata da Lombardo-Radice, riguardante la differenza fra « capitalismo » e « socialismo », o, prima ancora, fra « capitalismo di Stato » e « capitalismo privato ». L'argomento è il seguente: quando si sostiene, scrive LombardoRadice, che nei paesi comunisti « i burocrati, i funzionari, gli uomini degli ' apparati ' hanno preso il posto dei capitalisti, sor10 i nuovi 'padroni' », si commette « un abuso di linguaggio ». Se infatti il padro11e « è chi comanda, chi decide in merito alla produzione e ai salari, senza controllo da parte dei lavoratori di un'azie11da, allora senza dubbio i dirigeriti degli apparati pubblici in paesi come l'Unione Sovietica, sono i 'padroni', anzi spesso padroni assolt1ti della produzione »; però, conclude Lombardo-Radice, se per « padrone » si intende il « proprietario capitalista, allora la cosa nor1 è più vera. Manca l'essenziale della produzione capitalista: il fatto che essa sia regolata dal profitto, anzi dal massimo profitto ». Sembra quasi impossibile, dopo le analisi di Milovan Gilas sulla « nuova classe » e sulla « società imperfetta », che si continuino a sostenere come validi simili argomenti. Il « dominio » infatti, con tutte le conseguenze che esso comporta, non si attua soltanto per motivi di « profitto » (nel senso capitalistico· del termine) e si presenta sempre come tale anche quando a decidere (senza controllo da parte dei lavoratori) sono i padroni-burocrati al posto del padronecapitalista: · la dialettica di Sig11oria e Servitù muta nella forma, ma non nella sostanza. Ma questa è obiezione troppo facile per insistervi, per cui ri31 Bibli.otecaginobianco

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