Nord e Sud - anno XIX - n. 145 - gennaio 1972

DoJJO l'elezione del Presidente l'animosità personale, che ha spinto repubblicani e socialdemocratici ad impegnarsi per bloccare u11a candidatura che si manifestava « con un segno di scl1ieramento ben preciso » e, a loro avviso, « av,,enturoso per la de1nocrazia ». La candidaduta di Moro, infatti, si 111anifestava come q11ella dell'uomo che dalla « delimitazione della maggioranza » era passato alla cosiddetta « strategia dell'attenzione », tanto più equivoca nella sua prospettiva di attuazione, quanto più confusa nella sua formulazione, tutta ir1tessuta di ondosi riferimenti allusivi non facilmente interpretabili. Ed all'origine di questa candidatura, come documenti più rece11ti e più significativi, c'erano il discorso ai « suoi », pL1bblicato in agosto da << Vie nuove », ed il discorso al Consiglio nazionale del settembre, di contrasto con la linea proposta e tenuta da Forla11i. Infine, questa candidatura, qualora fosse riuscita vincente, per la caratterizzazio11e che aveva sempre più marcatamente acquisito avrebbe comportato, dopo la sconfitta di Fanfani, anche l'umiliazione di Fa11fani, e quindi, dopo la sconfitta della n1aggiora11za democristiana, anche l'umiliazione della maggioranza democristiana. Ecco la conseguenza ultima: quando Moro fosse stato eletto da Donat Cattin, da Mancini e da Ingrao, si sare.bbe aperto al MSI, e proprio un anno prima delle elezioni politiche, uno spazio elettorale a11che rnaggiore, e magari sensibilmente maggiore, di quello che gli errori ed ahimé! anche il 1nalgoverno del centro-sinistra, insieme all'avventato e velleitario sovversivismo praticato nelle scuole, nelle fabbricl1e e nelle piazze dai grt1ppuscoli extra-parlamentari, gli avevano già aperto nel git1gno dell'anno scorso. È questa una co11siderazione rispetto alla quale perde molto del suo rilievo politico a11tifascista la polemica sui voti dei gra11di elettori fascisti che avrebbero inquinato la maggioranza di 518 voti del 24 dicembre qualora la dissidenza democristiana nel segreto dell'L1r11afosse stata più consiste11te di quanto no11 sia lecito ritenere se si tie11e conto di un'altra polemica, quella del settimanale di Mancini e di J annuzzi contro le sinistre democristiane, che proprio il 24 dicembre non avrebbero avuto il coraggio della dissidenza (cfr. l'articolo di Paolo Pavolini su « l'Espresso » del 2 gennaio). Noi siamo rispettosi di tutte le forme 11ellè quali si manifesta l'indignazione antifascista, anche di quelle più epidermiche e più semplicistiche; ma siamo pure consapevoli dell'esigenza di contrastare lo spazio politico ai fascisti e di quanto, per far fronte a questa esigenza, non sia sufficiente l'indignazione, comunque manifestata, se non soccorre l'intelligenza dell'azione politica. 15 Bibl-iotecaginobianco

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