Ermanno Corsi La scelta degli uomjni, sui quali Saragat ha c.hiesto. a Piccioni un preciso « affidamento », è un nodo insolubile. I sociàldemocratici non vo,gliono la riconferma - cui però Piccioni è vincolato da un deliberato del su.o partito, che dichiara di non tollerare preclusioni sui propri esponenti - di Togni, Bettiol, Spataro e Gonella. La loro presenza, dicono, qualificherebbe come di destra il nuovo Go·verno, indipendentemente dal programma. Un elemento di comp1icazione è poi introdotto da una perentoria richiesta dei liberali: tre ministeri, tra cui la vice Presid·enza del Consiglio per Martino, e numerosi sottosegretari. Il PSI preannuncia l'ostruzionismo se De Gasperi manterrà gli Esteri. Piccioni non si aspettava tutti questi veti sui nomi. Tenta ancora di agganciare Saragat. Ma il segretario del PSDI rompe gli indugi e con estrema franchezza dichiara: « Non possiamo concedere a Piccioni ciò che è stato negato a De Gasperi ». È t1na doccia fredda sull'ottimismo, sia pure cauto, fin'allora nutrito da Piccioni, un uo,mo del resto non facile agli entusiasmi. Il presidente-incaricato rientra nella sua naturale dimensione psicologica, piuttosto scettica e ipocondriaca. Il 12 agosto, in do·p1 piopetto blu, si reca da Einaudi per esprimergli la rinuncia. Parla senza apparente risentimento. ,< Avevo ritenuto, in seguito alle ultin1e consultazioni », dichiara ai giornalisti prima di lasciare la residenza estiva di Einaudi, « che si potesse veramente procedere alla costituzione di un Ministero di attiva e proficua collaborazione. Ho dovuto, con ral'nmarico, constatare la impossibilità, almeno per quanto riguarda la mia iniziativa, di conclitdere positivamente l'opera intrapresa». A chi gli consiglia di ripiegare su un gabinetto monocolore, risponde irritato: « Non c'è riuscito De Gasperi, perché mai dovrei farcela io? ». Si torna al punto di partenza, ma con molte aggravanti: una situazione politica oggettivamente più deteriorata, due tentativi falliti, due esponenti di rilievo << bruciati ». Le Camere sono state rinnovate da oltre due mesi. Il paese è senza Governo da 45 giorni. Stanno anche per scadere i due mesi di esercizio provvisorio concessi dal Parlan1ento. Si paventa il pericolo che lo Stato debba, al 31 agosto, sospendere i pagamenti e, al 31 ottobre, chiudere tutte le casse per le entrate e per le uscite, non essendo autorizzati gli stati di previsione. I sindacati annunciano una• nutrita serie di agitazioni. Il distacco tra paese « reale » e paese « legale » è molto forte. Si riparla con in·sistenza - e con più motivo di prima - di scioglimento delle Camere e di nuove elezioni generali. Einaudi gioca l'ultima carta: un governo d'affari ·per « la risoluzione dei problemi tecnici »; un governo che non abbia alcuna qualificazione e ambizione .politica, che pensi solo ad approvare, assolutamente entro ' 90 Biblio.tecaginobianco
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