Ernianno Corsi r tutta la stampa inglese insiste sulla necessità di n~ove elezioni generali. Questa tesi è sostenuta, in Italia, da gran parte degli ambienti politici. A poche settimane dal 7 giugno, il ritorno alle urne ap·pare l'unica soluzione. La tesi contraria trova però, fortu11atamente, autorevo1i sostenitori. Uno di questi è l_.uigi St11rzo. « Le elezioni anticipate », scrive sul « Giornale d'Italia », « sarebbero iln atto ingiustificato, irragionevole e assurdo. Getterebbero il paese i,i un,a convulsione senza precedenti ». La storia della seconda legislatura repubblicana è una storia di ricorrenti crisi, di problematiche alleanze. Dal '53 al '58 la « disaffezione » dei partiti minori verso il centrismo impose la ricerca di una n·uova linea di movimento. Il PSDI si pronunciò categoricamente per un « equilibrio più avanzato », cioè per un incontro a mezza strada con il PSI. Un governo di maggiore apertura sociale era richiesto, oltre che dal PRI, da alcune componenti della DC: dai sindacalisti della CISL, capeggiati da Pastore; dalla corrente del presidente della Camera Granchi, che si pronunciò per il bicolore DC-PSDI con l'appoggio esterno dei socialisti; da « Iniziativa democratica » (Fanfani e Taviani) che sollecitò una politica del Tesoro più attiva, più sensibile alle esigenze collettive. Queste istanze di rinnovamento, che pure sono molto pronunciate all'interno della DC, non riescono però a trasformarsi in un indirizzo programmatico di partito, in una scelta politica nuova. I « centristi » (Piccioni, Pella, Scelba) condizionano pesantemente il Governo (De Gasperi) e il partito, che ha in Go11ella un segretario dogmatico, convinto che la DC è il partito-guida della vita politica italiana e che tale ruolo deve rivendicare al di so·pra di ogni altra cosa. C'è poi un gruppo (Fanelli, Pasini) che spinge per l'apertura ai monarchici. Apertura a destra, o a sinistra? Per cinque anni questo è stato il dilemma •drammatico della DC. L'attività parlamentare ne è risultata paralizzata, anche per l'esasperante lentezza con cui si è modificato il quadro politico. « Una legislattlra fallita», disse Pietro Nen11i. « Anni difficili ma non sterili», corresse Amintore Fanfani. Nenni alludeva all'ulteriore affievolimento dello spjrito riformatore che aveva caratterizzato i primi anni della legislatura precedente. « Tiltte le energie» (Norma11 Kogan, L'Italia del dopoguerra), « fitrono assorbite dalla ricerca di maggioranze, che sarebbero poi crollate e avrebbero dovuto essere ricostitu.ite ». Durante la legislqtura dell'immobilismo si susseguirono Governi •di minoranza, senza maggioranze precostituite, che si reggevano sulla non disinteressata astensione delle destre o sull'appoggio occasionale della sinistra su questioni specifiche. Si trattò di Governi che esasperarono il vuoto di direzione politica apertosi con la caduta di De Gasperi. Quelli che ebbero- vita più lunga vissero, in sostanza, aggrappati alla ordinaria amministrazione. I 84 Bibiiotecaginobianco
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