Nord e Sud - anno XVIII - n. 144 - dicembre 1971

Antonino de Arcangelis gno lavorativo; è infatti scientificamente acc~rtato .che la malnutrizione, anche q11ella che non risulta palese, rapprèsenta un condizionamento pesante della vitalità, sia fisica che psichica, dell'organismo. Facevamo rilevare, anni addietro, su questa stessa rivista 3 che l'unica differenza fra le gravi situazioni nutritive esistenti in altri paesi, e quelle nostrane, sta nel fatto che le prime possono definirsi al « limite della sopravvivenza », mentre le seconde vanno collocate al « limite del benessere ». Sarà il caso di aggiungere che un impegno lavorativo efficiente non può fondarsi su di una condizione di pura e semplice « sopravvivenza », ma esige, come presupposto essenziale, un vero e •proprio « benessere » organico, che può essere raggiunto soltanto se il lavoratore è messo in grado di soddisfare i fabbisogni primari, primi fra tutti quelli alimentari. Questo problema si pone, jn Italia, in termini concreti. Mentre le modalità del lavoro non presentano sostanziali differenze fra le varie regioni, beninteso dal punto di vista ambientale, i consumi individuali primari ne denunziano di vistosissime, fra Nord e Sud. Se veramente si intende mettere fine alla condizione di malessere di una larga parte della popolazione italiana, occorre dunque non soltanto creare nuovi posti di lavoro nella misura necessaria, ma ancor più correggere le distorsioni nei consumi alimentari che, pregiudicando• il benessere psico-fisico dei lavoratori meridionali, ne pregiu•dica anche l'efficienza lavorativa. In questo senso non è da ritenere valido il creterio - seguito nella relazione dell'on. Isgrò - di accomunare nella valutazione l'area dell'età senile e quella -dell'età infantile; criterio legato alla considerazione cl1e, in entrambe le età, i consumi prevalgono sul reddito. Ma la differenza è grande: i consumi dell'età senile, che sotto il profilo ecor1omico rivestono il carattere di una spesa corrente, in rapporto di continuità con quella del periodo lavorativo, prevalgono sul reddito per il solo motivo che la componente ·produttiva si è naturalmente estinta. Una razionalizzazione dei consumi del periodo senile (peraltro precaria, in quanto si tratta di consu1ni oramai inveterati), pur essend·o auspicabile, è in realtà una semplice manifestazione di sensibilità al « vincolo sociale che lega fra loro gli individui di una collettività ». Ben diverso significato hanno i consumi del periodo di accrescimento: essi rivestono, sotto il profilo economico, i caratteri di una spesa in conto capitale, in quanto possono o meno consentire il raggiungimento della maturazione dell'organismo umano, anche nel senso lavorativo. Più aderenti alla razionalità saranno i consumi primari nell'età dello sviluppo, 3 A. DE ARCANGELIS, La pappa reale, « Nord e Sud», marzo 1967. 68 Bibirotecaginobi~nco

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