A11tonino de Arcangeli.) specie nell'età dello svilu·ppo, piì1 essi rispond·ono alle esigenze biologiche dell'organismo e maggiormente consentono il raggiungimento di una capacità pro1duttiva matura. Ma lo stesso reddito· individuale, essendo legato anche alla capacità lavorativa, risente della maggiore o minore razionalità fisiologica del posto di lavoro: più razionale è l'ambiente di lavoro, più aderente ai canoni igienici, più elevato sarà il rendimento del lavoratore e minore l'incidenza di un eventuale danno da lavoro. Una rigida razionalità dei consumi nelle tre fasi del ciclo biologico (la quale razionalità, almeno nel settore alimentare, non significa affatto consumi di costo più elevato, ma soltanto aderenza al reale fabbisogno fisiologico), unita al rispetto costante di una fisiologia lavorativa, determina un aumento dell'area in cui il reddito prevale sui consumi, così come si auspica. Questa prospettiva potrebbe essere meglio 1 analizzata facendo ricorso ad un grafico nel quale si confrontasse il livello di razionalità dei consumi (in luogo della p·ura e semplice entità) con il livello ,del reddito. Lo stesso relatore Isgrò ne avverte il bisogno quando lamenta che « il reddito pro-capite » - e a nostro avviso ancor più i consumi - « è ·un semplice rap1 porto meramente quantitativo ». Ma un simile grafico non è facilmente realizzabilee Si può soltanto - se si vuole attribuire la giu.sta importanza all'aspetto qualitativo dei consumi primari ed a quello della razionalità dell'ambiente lavorativo - cercare di tenerne conto per migliorare provvedimenti che sono, fondati su valutazioni pur~mente quantative. Una programmazione che voglia avviare a soluzione il ,problema meridionale, oltre ad incrementare il numero dei posti di lavoro nel Sud, do·vrebbe anche tendere a razionalizzarli. Ed ancor più dovrebbe suggerire i mezzi capaci ,di correggere quelle distorsioni nei consumi primari che, nel Mezzogiorno, sono tuttora improntati a criteri sbagliati, conseguenza inevitabile di una economia da secoli precaria. Basta fare riferimento- ai consumi alimentari, che rappresentano in media oltre il 40% dei consumi privati e quindi il consumo individuale di gran lunga più alto. Giustamente, Guid·o Galeotti 1 li definiva « determinanti e non già determinati nel processo economico » ponendosi l'interrogativo: « in quale misura i pro·blemi alimentari sono presi in considerazione nei piani ,di programmazione economica? ». « A nostro avviso », scriveva Galeotti, « ogni atto economico, ogni azio1 ne di privati, o enti, o di governo, tendente allo ~viluppo· di qualsiasi ramo produttivo, all'aumento del reddito nazionale, all'incremento della produttività o 1 G. GALEOTTI, Problemi alimentari e programmazione economica, in « Quaderni della Nutrizione », n. 1-6, 1969. 66 Bibiiotecaginobia~co
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