I Giornale a più voci sivo molto vicino al Tozzi più intossicato). Così la scrittura si ingegna a mimare movenze stravolte, voci stridule, falsetti precipitosi, gestualità riottose e contorte, pensieri rotti e affannati, adottando una punteggiatura ·insistente per scandiire i tempi veloci di uno spazio narrativo dove il dialogo spesso costituisce la struttura portante e in alcune sequenze lievita in puro suono, in assemblages di scheggiati fonemi. Il dialogo insomma 1,ascia impronte quasi teatrali nello svolgimento e nella materia dei racconti (il gusto dello spettacolo è poi ribadito dalla predilezione formale •dell'autore per i colpii di scena e dall'attenzione agli oggetti che arredano l'ambiente) in sintonia con· hl ruolo dei personaggi che tendono a teatralizzare il proprio rapporto con gli altri. Se l'inclinazione al teatro (cioè, verso una forma di agire teatralizzato) risulta un denominatore comune del libro· intero, Dalle carte di un mediocre insegnante ne è l'emblema più nitido. Nel •diario del protagonista (un professore di liceo che determina l'azione e ne è agito fino a scopririsi eterodosse o vergognose somiglianze con un collega) le confessioni, i -referti, i filosofemi, sembrano appartenere a un esperto delle arti del palcoscenico che sappia dosare meravigliosamente crudeltà, ignominia, abiezione, nel vorticoso carosello di una livida Opera Buffa. Tale .infatui risulta l'intreccio, delle siituazioni che avvengono sullo sfondo di un plumbeo e allucinante microcosmo scolastico: variante singolare dei poch~ modelli narrativi che la scuola ha ispirato alla letteratura italiana (anzi, nell'analisi di questo incontro potrebbe utilmente esercitarsi un·a ipotesi critica di sociologia letteraria). Per praticare la sua influenza (decifrabile utilizzando il saggio semiologico di Claude Brernond, Le role d'influenceur, pubblicato nel n. 16 della rivilsta « Communications ») l'intrigante professore adopera tutte le figure retoriche necessarie alla funzione che Siciliano gli ha attribuito, al fine di soggiogare o convincere il partner principale attirato in una rete di ripulse, degnazioni, spasimi protettivi, odio furibondo, complicità. Soprattutto in questo racconto, ma meglio si -diirebbe romanzo breve, Siciliano utilizza in chiave narrativa una delle più antiche metafore della vita sociale: la rappresentazione teatrale. Tanto è vero· che leggendo Dietro di me si assiste quasi a una sorta di versione letteraria (non immemo 1 re di Artaud e di Céline) dello studio sociologico di Erviing Goffman, La vita quotidiana come rappresentazione, dove l'Indivic;iuo è appunto considerato Attore, « un affaticato fabbricante d'i,mpressioni immerso nel fin troppo umano compito d~ mettere in scena una rappresentazione». Non a caso nelle pagine di Siciliano si coagula l'idea che vivere è recitare un ruolo: si gioca in masche- · ra al gioco della vita, un gioco però toccato inesorabiln1ente dalla catastrofe. Il teatro, la maschera, il gioco della vi.lta: è. facile dunq11e ai-'fermare che Siciliano (assediato dal confronto Letteratura-Vita) ha visibilmente attraversato Pirandello. Il tema pirandelliano dell'essere e del parere affioira nelle pieghe degli aneddoti, illumina la vitalità negativa dei personaggi Ma le Maschere Nude di Siciliar..o rinunciano a parere e scel~ono solo di essere, furio51 Bibiiotecaginobianco
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