Enzo Colino direttore, accettando una soluzione diversa, gli affida una rubrica di commentii sociali e morali. Alla ricerca di uno scatto · emotivo che alimenti ogni settimana l'ardua pratica di questo impegno, il giorna1ìsta scopre l'invidia, si applica a coltivarla accan1tamente come fatto espressivo e molla d'1 ispirazione. Ma più che l'invidia, a muo:vere i sentimenti dell'io narrante è una particolare eccirtazione nevrotica. Al direttore che gli fa notare come le sue reazioni siano eccessive, intemperanti, l'uomo risponde: « ••• lo smisurato è l'unico modo attraverso cui posso dire qualcosa » ... « Come scrive un poeta, voglio passare il segno, travalicare». Queste parole sono un indii2,io :ragguardevo,le: l'autore si rivela, e il lettore avverte in esse 1..1nadichiarazione di po-etica valida per gli altri racconti. Nel primo infatti, La stanza sulla ferrovia, una donna co-nsuma fino alle conseguenze estreme il p-atologico (o b1ologico?) bisogno d1 i rompere l'ordi11e soffocante i,n cui vive, di contraddire lo scenario borghese del dramma (costruito da Siciliano sull'idea della normalità della follia). Gli atti d~ Lidia sono abnormi rispetto alle ragioni che li motivano: Lidia fin~sce per uccidere una giovanissima domestica da lei morbo,samente protetta. Il raptus che la investe modula su altre risonanze l'archetipo gid~ano dell'atto gratuito. Nell'ultimo racconto, Dalle carte di un mediocre insegnante, ~I più lUJngo insieme al p1rimo, i piccoli affan·ni di un gruppo di professori vengono ingigan ti ti1in grottesche deformazioni dall'occhio devastatore di uno di essi, trasferiti nelle relazioni extrascolastiche, assunti a modello di una v:ita che non conosce altri orizzonti se non l'impotenza, il ridicolo, l'angoscia, le velleLtà, il disturbo nervoso. I.,'alienazione di questi personaggi è anche linguistica: la povertà esistenziale e lo stigma piccolo-borghese si riflettono nella banalità della lim.gua usata dai parlanti, i quali danno la rpisura della loro alienazione proprio nelle convenzioni linguisticl1e in cui si esprimo·no, una merce linguistica al limite del kitsch che solo la coscienza dello scrittore riesce a distanziare, a estraniare, liberandosi (talvolta a fatica) dalla vischiosità di quel parlare. Manovrando lucidamente queste sproporzioni, a li:vello esistenziale e a livello Lingu.istico, Siciliano scatena in Dietro di me un umore atrabiliare, elettr~co, esasperato da visceralità acide, isteria, masochismo, attacchi proditori di superego impazziti, soprattutto quando i personaggi sub1iscono una vicenda da loro messa in moto ma troppo rilevante perché sian·o loro a controllarla. Dallo scarto tra la miseria deii personaggi e l'enormità dei fatti emerge allora imperiosamente quel distruttivo senso del comico che co1 ntagia anche l'evento più drammatico e ne svuota l'intrinseca importanza, sia questo evento la malattia, la morte, il delitto, la piazzi.a ... · Mentre il tentativo di aderire a una poetica dell'ambiguità era il perno dei Racconti ambigui e del romanzo La coppia, Sichliano sperimenta ora (r.iflesso di una ideologia neo--romantica più definita) la poetica dello smisurato, del convulso, della trasgressione, adatta a personaggi che s~ divorano in stato di tensione permanente, di allarme continuo: personaggi dominati da un ossessivo e atroce autocannibalisn10 (sulla scia di un clima espres50 BibiiGtecaginobianco
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