Ugo Leone mento delle sue strutture produttive chimiche e sa.rebb-e autolesivo non sfruttarle ». Evidentemente le prospettive di potenziamento sono essenzialmente legate alla attuazione di un piano di sviluppo del settore. Secondo le previsioni, il valore della produzione chimica italiana dovrebbe triplicarsi entro il 1980, raggiungendo gli 11.000 miliardi di lire: perché la previsione si realizzi è necessario che in alcuni settori, speci1almente nella chimica secondaria, si attuino interventi specifici di promozione e si moltiplichino le iniziative. Bisogna dunque distinguere fra gli interventi richiesti per la « chimica di base » e quelli necessari per la « chin1ica secondaria». Nel primo comparto occorre realizzare « complessi integrali», economicamente dimensionati e ubicati in modo coordill1ato con le raffinerie, i porti, le centrali elettriche e gli approvvigionamenti di n1aterie prime già esistenti. Per la chimica secondar1a occorre innanzitutto superare i « ritardi tecnologici e produttivi » che ci separano dagli altri paesi e, quindi, incrementare la produzione: parte negli impianti già esistentil, parte in nuovi centri. Partendo da queste considerazioni il. CIPE, già da qualche mese, aveva rilevato l'opportunità di individuare una « strategia» valida per l'Italiia in una situazione di « accesa concorrenza internazionale e di profonde modifiche dell'assetto europeo dell'industria chimica ». Questa strategia non può certamente presciindere dalla osservazione di quanto sta avvenendo all'estero, specialmente nell'Europa del Nord. Qui, come rilevava anche Piccoli nella citata relazione, si va formando un'area integrata di grandi dimensioni, in cui una rete di pipelines (ethlenodotti e affini) collega un numero molto rilevante di produtto,ri e di utilizzatori. Questa situazione « determina una rottura del tradizionale concetto di centro petrolchimico integrato, mentre si prospettano soluzioni alternative che spingono verso t1na decaptivation (riduzione) delle produzioni degli intermedi». Questa, anche nelle intenzioni: del segretario generale della Programmazione economica, Giorgio Ruffolo, doveva essere Ja strategia più aderente alla attuale realtà industriale. Le perplessità sorgevano soprattutto sulla possibilità di realizzare in Italia un modello del genere; comunque l'ultima parola spettava al CIPE, e il CIPE l'ha detta. Il progetto appena approvato si propone due obiettivi fo,ndamentali: la razionalizzazione dei centri prodt1ttivi esistenti (e quindi il s11peramento dell'attuale situazione di « sottodimensionamento» degli impianti!); la concentrazione della nuova capacità produttiva. In senso piì1 particolare ciò significa una espansione equilibrata dell'area nord-orientale, vale a diire dei centri di Margl1era, Ferrara, Mantova e Ravenna; area che entro il 1975 dovrebbe vedere aumentare di circa 250.000 tonnellate la sua attuale ca.pacità produttuva di etilene. Ai1aloga espan48 Bibiiotecaginobia_nco
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