, Editoriale I Ci si potrebbe e dovrebbe augurare che, quando questo numero di « Nord e Sud» sarà messo in circolazione, avremo il nuovo Presidente della Repubblica. Ma nel momento in cui scriviamo, alla vigilia del 9 dicembre, non è dato prevedere quanto potrà durare la lotta per eleggere il nuovo Presidente; né è dato prevedere come questa lotta p·otrà concludersi. Sembra giusta comunque l'amara cons'tatazione cui si è lasciato andare Indro Montanelli in un articolo pubblicato sul « Corriere » del 7 dicembre: che, cioè, « tutte le nostre operazioni politiche » sono venute assitmendo « un carattere di 'palazzo ' ». E certamente il periodo che ha preceduto ed ha incubato gli scontri che si preann.unciano per i prossimi giorni, fra candidati concorrenti che aspirano a salire al vertice della Repubblica, è stato avvelenato da comportamenti propri. di una classe dirigente che « si isola e si apparta » e quindi tende a costituirsi in « corporazione fine a se stessa», dilan.iata da « risse » e « rivalità intestine » che si fanno tanto più furibonde quanto più vengono meno, nella « claustralità », i contatti ed i collegamenti con la pubblica opinione: la qu.ale, come ha scritto Arrigo Benedetti sul « Mondo » della settimana prima, guarda ai grandi elettori di Montecitorio « con severità e forse con ostilità ». Arrigo Benedetti ne deduce giusta1nente che « sarebbe rischioso » se, per scegliere il Presidente, occorressero, questa volta come sette anni or sono, 13 giorni e 21 votazioni. Noi vorremmo aggiungere, tuttavia, che sarebbe comun.que grarl ven,tura se dopo 13 o dopo 23 giorni si riuscisse ad eleggere un Presidente che, come quello eletto sette anni or sono, sappia assolvere al suo mandato con discrezione e con fermezza, con alto senso dello Stato e con altrettanto senso delle tradizioni dalle quali l'Italia ricava la sua vocazione di mo_derno paese europeo, con fedeltà alla Costituzione repubblicana e con attenzione scrupolosa ai problemi che travagliano il corpo sociale di un paese che vuole crescere. Sarebbe gran ventura, cioè, se al Quirinale p·otesse insediarsi un altro Saragat: un Presidente non soggetto alle tentazioni chè in vario modo hanno subìto altri Presidenti, come Granchi, il cui settennato è associato al ricordo di Tarnbroni, o come Segni, la cui permanenza al Quirinale consentì, se non incoraggiò addirittura, le congiure del generale De Lorenzo. Detto questo, nell'ai1:gurio ché Saragat abbia un degno, successore e che la lotta per questa successione non abbia a risolversi in un ulteriore 3 Bibiiotecaginobianco
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