Nord e Sud - anno XVIII - n. 144 - dicembre 1971

Giornale a più voci La chimica in Sicilia Nel corso della sua ultima riunione, il Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica ha approvato il « Piano per la promozione della chimica di base ». Il cosiddetto « progetto di promozione », che farà parte iintegrante del Programma economico nazionale, riguarda il periodo 1971-75 e dovrebbe costituire la base della politica economica governativa nel delicato settore dell'industria chimica. Quello chimico è un settore dell'industria manifatturiera che richiede una notevole disponibiJità di danaro e tecnologie molto avanzate. Perciò in Italia l'industr~a chimica ha avuto dimensioni piuttosto modeste, almeno sino alla prima guerra mondiale. Solo in epoca successiva al conflitto si cominciò a registrare una certa espansione, che ha po,rtato poi l'Italia ad occupare uno dei primi posti fra 1 paesi nei quali questo settore industriale è sviluppato. All'inizio degli anni cinquanta, come ha rilevato il ministro Piccoli nella sua Relazione sulle prospettive dell'industria chimica italiana, « il settore più importante della chimica industriale è quello secondario, che contribuisce con oltre il 40% al fatturato globale, con prevalenza di attività nei farmaci e nei saponi. I prodott~ chimici di base costituiscono il 37% circa, con prevalenza nei settori inorganici dell'acido solforico, della soda, dell'ammoniaca, dell'acido nitrico e così via. A partire da quell'epoca ha inizio una inversione di tendenza soprattutto a causa della scoperta dei giacimenti di idrocarburi gassosi sul territorio nazionale e del conseguente sviluppo dell'industria chimica di base e dei relativi derivati, in particolare delle materie plastiche, che già nel 1960 coprono circa il 13g1> della produzione chimica. Intorno alla metà degli anni sessanta i prodotti chimici organici, per effetto di questa i111versione di tendenza, hanno raggiunto e superato l'importanza di quelli inorganici, passando dal 27% del 1950 al 32% del 1967. Contemporaneamente i fertilizzanti hanno cessato di occupare una posizione di predomiruo, passando dall'll % del 1950 all'8% del 1967, a tutto vantagg;io dei derivati petrolchimici». Attualmente l'industria chimica italiana è ancora carente per quanto riguarda i prodotti « nt1ovi » o ad alto contenuto tecnologico, tanto è vero che dobbiamo importare fitofarmaci, prodott~ farmaceutici, coloranti e pigmenti. In sintesi oggi l'Italia, anche per il mancato tempestivo adeguamento alle nuove condizioni produttive di mercato, presenta una situazione di sensibile ritardo r~spetto a quella dei paesi europei più avanzati; per cui, persistendo le attuali tendenze, « andiamo verso un peggioramento e no1 n un miglioramento della produzione chimica nazionale ». È vero - aggiungeva il ministro Piccoli a questa affermazione - che l'Italia fa parte della Comunità europea e che quindi l'avvenire dell'industria va visto in un quadro pi~ ampio di quello nazionale, ma « sarebbe illogico non prendere atto del fatto che l'Italia ha effettive possibilità di potenzia47 Bibliotecaginobianco

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