Luigi Compagna arroccata sulla difensiva, ripercorre il cammino di tanti p,atrioti del Risorgimento confinati .dall'Austria o dai regimi satellit1, e ne ritrova lo stesso orgoglio di combattere per una giusta causa, la stessa fede nei grandi principi, lo stesso amore per l'umanità 1 la stessa ansia di « Rifare l'Italia». Nato anch'esso da un humus risorgimentale, dalla coscienza dei limiti storici della nazione, dal bisogno di appagare le attese insoddisfatte delle masse nel loro rapporto con lo Stato, il socialismo veniva a pro,porre quel processo di elevazione sociale nel quadro della democrazia a cui i regimi liberal1 avevano mancato. Rintracciare questa continuità storica che il massimalismo prima e la reazione poi avreb1bero stroncato, non signiifica naturalmente per Spadolini dover sopprimere la propria sensibilità etico-politica. Questa è rivolta essenzialmente alla Destra storica, quella che ha saputo operare l'unica, profonda rivoluzione della storia d'Italia, costantemente fedele « ai valor1 della moderazione e dell'equilibrio politico, a quei valori che escludono ogni intemperanza giacobina ma anche ogni seduzione reazionar1a ». Da d'Azeglio e da Spaventa quel senso rigoroso ·dello Stato, quella religione della cosa pubblica, quel senso di discrezione e di misura politica, quella saggezza antica e sempre moderna, quello spirito « quir1tario » ed intima,mente liberale si trasn1ettono fino ad Albertini e Mosca, ed il moralismo del primo non differisce in fondo gran che del realismo del secondo perché anche lo spietato politolo,go, nota Spadolini, nascondeva « jn una interiore patria del cuore, una segreta e solo alla fine confessata reli,gione della libertà». Se nei confronti di questi e degli altri personaggi legati in qualche modo alle tradizioni della « Destra » il rimpianto di Spadolini può sembrare più commosso, la sua interpretazione ed il suo giudizio politico tendono comunque ad abbracciare tutte le componenti storiche che concorsero alle conquiste del Risorgimento, ed a ricon1porre in un certo senso il quadro. Vengono così collocati l'uno accanto all'altro, e non l'uno contro l'altro, l'ascetismo di Ricasoli (« unico conservatore che potesse capire a fondo i rivoluzionari, unico ar1stocratico che potesse allearsi lealmente coi democratici ») e l'apostolato di Mazzini («il Mosé dell'unità» come lo definì De Sanctis), entrambi animati dallo stesso sentimento del « dovere », forse dallo stesso disegno della rinascita politica d'Italia come condiizione di una rivoluzione religiosa degli italiani, sicuramente dalla stessa volontà dì inseguire « il mito di Roma e dell'unttà con una forza che superava gli assurdi della storia e le resistenze della realtà ». Non è solo la malinconia di un mondo che non tornerà; nel libro di Spadolini vi è qualcosa di più. Approfondito sul piano degli studi ( « mai la scienza storica ital1ana fu così alta» dice Spadolini), il Risorgimento è oggi sempre più lontano sul piano delle grandi ispjrazioni ideali, che nessuna celebrazione, nessun centenario possono pretendere di resuscitare. Non si chiede alle nuove generazioni di andare a rialzare le bandiere dei padri, ma di cercare nell'analisi e nella riflessione critica di quelle esperienze la volontà e la forza di andare avanti. LUIGI COMPAGNA 46 Bibii0tecaginobianco
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