Giornale a più voci ' priire ne « gl'immortali di ieri» e far rivivere nella « malinconia delle date», cercando, come aveva fatto Nievo nelle sue Confessioni, di « portare una nota di discrezione, di distacco e quasi di pudore, che fuga le ombre della retorica e all'eloquenza sostituisce l' 'h11mour ', all'oratoria la caricatura, al falso sublime la sempliciltà del racconto ». Il libro di Nievo, certamente assai valido come autobiografia del Risorgimento ( « dall'estinguersi della società feudale all'irrompere delle speranze rivoluzionarie, dallo sfacelo delle istituzioni oligarchiche all'illlnalzamento degli 'alberi della libertà', dalle delusioni giacobine alle promesse napoleoniche, dalle fiammate carbonare alle conquiste liberali, dai segreti delle congiure ai miti delle battaglie, tutto il quadro dell'Italia nuova balzava con evidenza, con spontaneità e senza retorica dal lungo racco 1 nto del futuro colonnello garibaldino ... » ), è particolarmente caro a Spadolini per quella straordinaria capacità di « dissolvere passioni e illusioni in una misura di umanità e di equili1brio, di 1ifiutare ogni ideale di eroe fantastico ed invincibile, messia o conquistatore, e di riportare la dimensione di tutti i protagon1sti, si chiamino Lucilio, Carlino o Leopoldo Provedoni, a quella di cittadini e borghesi consapevoli del viver loro, dei loro doveri domestici e nazionali ». La propensione di Spadolini s1 delinea dunque per un Risorgimento in punta di piedi, piuttosto sommesso, nelle descrizioni e problematico nelle conclusioni, ma non per q1.1esto un « Risorgimento senza eroi » come voleva Gobetti, da cui Spadolin1 dichiara di essersi sentito attratto negli anni giovanili e da cui sembra oggi essersi alquanto allontanato, se non altro per il tono più pacato e per il maggior rigore storicistico. All'impostazione di Gobetti, volta a « diseroizzare » il Risorgimento, denuncilandolo come rivoluzione fallita per l'assenza di una riforma religiosa italiana, aveva replicato 01nodeo, che di quell'impostazione intravedeva il limiti e ·soprattutto i rischi. « Togliere i mantelli e le corazze - scrisse Omodeo nella sua recensione - che la retorica dei commentatori e de1 maestri elementari hanno, Dio sa con quanto buon gusto, imposto agli uomin1 del Risorgimento, va bene. Ma sotto i mantelli e le corazze rimangono gli uomini, che valgono infinitamente di più degli eroi convenzionali. E questi uomini nella loro elevatezza, nella loro passione italiana, costituiscono il vero e maggiore patrimonio morale della nazione ... Assai spesso fallirono, i loro, sogni furono più grandi dei risultati conseguiti, ma solo una pacata stor~a, idealistica ed insieme realistica, può apprezzare i risultati positivi: i quali, essendo conquiste dii umanità, spesso permangono anche nell'insuccesso politico ». Erano le stesse tradizioni italiane e liberali del Risorgimento che Omodeo aveva di-· feso contro il fascismo; tradizioni dalle quali mai può prescindere il moto di progresso e di rinnovamento della vita del nostro paese. Consapevole di questa esigenza, Spadolini . si preoccupa d1 non restringere mai, ma ,di tenere sempre aperta la sua concezione del Risorgimento, di allargarne il respiro fino a comprendervi anche il socialismo di Merlino, « uno di quei tipici socialisti senza aggettivi», e soprattutto quello di Turati, che, carcerato a Pallanza nel 1898 dall'ottusità di una classe politica ormai 45 Bibliotecaginobianco •
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