I partiti tra il divorzio e il ref erenditn1 « Ci sembra opportuna l'apertura im1nediata di una trattativa con la Santa Sede che cerchi la via per tutelare la dignità del matrimonio religioso senza cedere sull'affermata autonomia dello Stato nel regolare gli effetti civili, ma tenendo conto che la Santa Sede continua ad accusare il vul11us inferto al Concordato·». Il settimanale non forniva alcuna indicazione st1 come una trattativa avrebbe potuto essere svolta senza cedimenti da parte dello Stato a riguardo della propria autonomia (non si parlava nell'articolo di « sovranità » ); si limitava a respingere la proposta del doppio regime, concordatario e civile, con conseguenze giuridiche diverse, avanzata dal sen. Leone, e che non aveva trovato accoglimento tra le forze laiche. Le proposte volte ad evitare attraverso una modifica legislativa il Referendum, che vennero appunto in quel mese avanzate, si muovevano su due linee: il rinvio o l'improponibilità del Refe~ rendum. La prima via fu seguita dalle proposte di legge ayanzate dai deputati liberali Bozzi e Cottone e dai deputati socialisti Ballardini, Bertoldi e Fortuna, tendenti a modificare la legge sul Refere11dum in modo che per la richiesta di questo debbano trascorrere almeno tre anni dall'entrata in vigore della legge di cui si intendere chiedere l'abrogazione. In questo caso, se la modifica della legge sul Referendum fosse approvata dal Parlamento, si tratterebbe solo di un rinvio della consultazione popolare, comunque sufficiente a doppiare il capo delle elezioni politiche del 1973. Ma u11a modifica della legge sul Referendum, una volta presentate le firme per la consultazione popolare, non si configurerebbe come un mero espediente adottato dalle forze divorziste per evitare una verifica del voto espresso dal Parlamento? L'obiezione politica appariva tanto forte che neppure i partiti liberale e socialista, di cui facevano parte i presentatori, appoggiarono la proposta, pur riconoscendone la proponibilità costituzionale. L'altra linea fu scelta da 62 deputati (socialisti, liberali, socialdemocratici e indipendenti di sinistra) tra cui l'on. Scalfari, che se ne fece strenuo sostenitore, ma non trovò l'appoggio del PSI. Era volta a modificare con legge ordinaria i motivi di improponibilità per il Referendum fissati dall'art. 75 della Costituzione, facendovi rientrare le leggi che « garantisco110 l'esercizio dei diritti di libertà, che tutelano le minoranze religiose o linguistiche, che stabiliscono le condizioni per lo scioglimento· del matrimonio ». Ma un ampliamento dei motivi di improponibilità, fu rilevato, 19 Bibiiotecaginobianco
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