Nord e Sud - anno XVIII - n. 144 - dicembre 1971

Giulio Picciotti rappresentato un elemento avverso rispetto alla strategia del dialogo, poi dell'incontro, tra cattolici e comunisti, ·da condurre avanti senza alcun riguardo per i problemi della laicità dello Stato. A Firenze Natta affermò che « per quel che riguarda il divorzio, se non si f asse lasciato andare avanti il dibattito, forse nella presunzione di poterlo bloccare in qualche modo, se si fosse, cÒn tempestività, avviata una trattativa per la revisione del Concordato, probabilmente non ci saremmo trovati nel '70 in una stretta pericolosa e non ci troveremmo oggi di fronte alljeventualità del Referendum ». Di qui, concluse Natta, « è evidente il rilievo che può assumere la trattativa con il Vaticano, la ricerca di una soluzione per ciò che riguarda il matrimonio concordatario ». È su questa posizione, come vedremo, che si inserirà la proposta di Andreotti. Frattanto il Consiglio Nazionale repubblicano, il 19 luglio, in un documento affermava che di fronte alla mobilitazione antidivorzista per il Referendum, la difesa del voto del Parlamento sul divorzio richiedeva « una decisa, convinta e sicura volontà » delle forze laiche, « da estrinsecarsi nel modo più efficace e corretto costituzionalmente ». Veniva, ad esempio, non considerato rispondente al fine il progetto Scalfari, perché non conseguibile con legge ordinaria. Veniva, in sostanza, espresso un giudizio negativo su strumenti diretti ad impedire legislativame·nte il referendum lirnitandone, nella materia o nel tempo, l'ammissibilità, strumenti che avrebbero rappresentato u11 « errore » perché avrebbero indebolito la volontà e la capacità della battaglia laica nel paese. Che cosa rimaneva da fare, quindi, secondo i repubblicani? Il problema è politico, affermavano. In primo luogo occorre vedere quali conseg11enze politiche la mobilitazione clericale può produrre sulla disponibilità del Parlamento a procedere ad una revisione del Concordato, che ora viene sollecitata dalla Santa Sede: il Referendum turba la serenità necessaria per qualsiasi trattativa. In secondo luogo, il motu proprio di Paolo VI per gli annullamenti dei matrimoni canonici ha mutato le condizioni presupposte dall'art. 34 del Concordato e pone il problema della trascrizione civile di sentenze di nullità ottenute con diverse, e com11nq11e ben minori, garanzie che nel passato: pertanto corre l'obbligo di un profondo riesame da parte del giudice civile della legittimità delle pronunce ecclesiastiche. La proposta della trattativa col Vaticano, che investisse anche il matrimonio, veniva inv·ece negli stessi giorni sostenuta dal settimanale « Settegiorni » della sinistra democristiana « Forze nuove »: 18 Bibiiotecaginobianco

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