, I partiti tra il divorzio e il referendum che « la costruzione di u11a intesa più generale con le masse cattoliche esige C'he venga approfondita la comune riflessione sui problemi dello Stato, dei suoi rapporti con la Chiesa, e della famiglia e del costume ». Affermazione, questa, che significava la rimessa in discussione non solo della legge, ma di tutta la questior1e del divorzio. La Jotti volle invece distinguere all'interno del n1ondo cattolico « uiia parte schierata su posizioni più progressiste » da un lato, una parte « su posizioni più fanatiche » dall'altro. Ma quale è il rapporto tra questo mondo cattolico e la DC? L'oltranzismo cattolico, nota la Jotti, si lega sul piano politico con le forze integraliste della DC: « Non è per caso che a fianco della più estrema destra della DC, in quel partito siano schierati per il Referendum, puntualmente, uomini e gruppi fanfaniani: gli alfieri dell'integralismo democristiano ». Nelle parole della J otti c'era già il riflesso critico verso quella linea di tendenza, che avrebbe manifestato il PCI in seguito, favorevole ad una verifica se la candidatura Fanfani al Quirinale sarebbe valsa a bloccare, attraverso un impegno delle più alte gerarchie cattoliche, il Referendum. La Jotti, comunque, condusse il suo attacco più a fondo, verso tutta la strategia del PCI,. quale era stata condotta da Berlinguer: « Occorre riconoscere che il nostro partito, sotto l'esigenza di co11creti problemi posti dalle riforme, ha perduto negli ultimissimi anni, nel linguaggio, ma forse ancor più nel modo di affrontare i problemi, parte della sua capacità di porli come problemi non di classe soltanto, ma di tutto il paese, nazionali ». Le incertezze all'interno del PCI non si fermavano qui. Contemporaneamente al Comitato Centrale, « Rinascita» pubblicava un editoriale del suo direttore Alessandro Natta, in cui si affermava: « la legge sul divorzio deve rimanere ferma: il che non significa che l'esperienza non possa dettare ragionevoli modifiche della legge oggi in vigore ». Ma, a pochi giorni di distanza, l'offerta diveniva ben più ampia. Lo stesso Natta, il 23 luglio, in una conferenza a Firenze affermava tutta l'insofferenza del PCI verso la battaglia per l'introduzione del divorzio in Italia, alla quale, sotto la spinta delle forze di democrazia laica, il PCI non aveva potuto sottrarsi, e che aveva infine appoggiato con il voto in Parlamento, ma verso la quale continuava a conservare il giudizio di « battaglia borghese», perché non incidente sulla struttura dei rapporti economici e di classe, ma soprattutto perché poneva un confronto civile su un tema sul quale le masse cattoliche, o meglio confessionali, e quelle comuniste, avrebbero finito per divergere. Il divorzio, cioè, avrebbe 17 Bibiiotecaginobianco
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