Nord e Sud - anno XVIII - n. 144 - dicembre 1971

Guido Conipagna 2) l'oppressione economica da parte ~ell' Italia settentrionale; 3) la struttura semifeudale del paese·; con una società che alla cima ha una classe di latifondisti generalmente residui della nobiltà assenteista ed ingorda, nel mezzo una piccola borghesia rachitica in tutto soffocata e dominata dalla classe superiore, e alla base una classe di contadini oppressi da en.trambe le classi dei latifondisti e dei piccoli borghesi » ... « Sulle tre classi sovrasta l'egemonia del capitalismo settentrionale, che chiede al latifondismo meridio·rzale come contraccambio della sua protezione di mandare puntualmente al Parlamento dei deputati sistematicamente governativi, i cosiddetti 'ascari' [ ...] La piccola · borghesia vota per i candidati latifondisti, mettendo così questi in grado di pagare il loro debito, e in cambio ne riceve via libera al don1inio i11co11dizionatodei comitni e della vita amministrativa ... ». Questo Salvemini scriveva nel 1899 su « Educazione politica » di Ghisleri; e a questa analisi, anche se aggiungendo nuovi co1 ntenuti, si rifaceva nel 1949. Egli vedrà il toccasana ora nel suffragio universale ora nella so,luzione federalista; fo,rse in questo sbagliando, o meglio semplificando troppo le cose. A questo punto vorrei porre un interrogativo: fo,rse è proprio· nell'ottimismo di Salvemini che va individuata la causa dei suoi errori politici, nella misura in cui questi errori consistevano nel sopravalutare l'efficacia di certe pur giuste soluzioni. Ma forse additare nel suffragio universale il toccasana per tutti i problemi del Mezzogiorno, era un modo per far sì che gli altri non lo rimandasse~ro in vista di una soluzione finale che Salvemini sapeva benissimo non esistere. Egli aveva probabilmente coscienza che il suffragio universale non avrebbe risolto tutti i problemi del Sud, ma questa non era una buona ragione per non concederlo. Era una grande battaglia democratica, quella per allargare la partecipazione politica nel Mezzogiorno d'Italia. Salvemini sapeva che, per essere valida, questa riforma •doveva essere seguita da altre, che essa però doveva necessariamente precedere. Era logico, quindi, che soprattutto nel momento della po1emica non ne venissero drammatizzate le insufficienze, ma ne venissero esaltati i vantaggi. Salvemini, dunque, riusciva a passare co1 n estrema facilità dal pessimismo per il •presente all'ottimismo per il futuro; ed era proprio la sua fiducia schietta, e talvolta forse un po' ingenua, nelle riforme che andava proponendo, a dar vigore e furore alle sue battaglie civili. Forse più che di un'ideologia salveminiana si p·uÒ parlare di uno stile salveminiano nel portare avanti le polemiche, sempre finalizzando,le. Per Salvemini la democrazia non doveva soffrire eccezioni e tanto meno limitarsi alle zone più ricche del paese. Questo resterà il punto 106 Bibiiotecaginobianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==