Nord e Sud - anno XVIII - n. 144 - dicembre 1971

Il meridionalismo di Salvemini vedere strategicamente con lungi,miranza i problemi dell'equilibrio e della stabilità politica del paese. Ciò no,n toglie che .la po1lemica _salveminiana nei confronti di Giolitti era sacrosanta, in quanto non si esauriva in se stessa, ma costit11iva il punto di partenza per rilanciare all'opinione pubblica il problema meridionale. Salvemini vedeva le cose, ancora u11a volta, da Mo1fetta, e gli interessava relativamente che Giolitti fosse ministro 1 lungimirante e sanamente liberale; i suoi metodi nel Sud con i mazzieri e gli ascari non avrebbero in .nulla aiutato il Mezzogiorno a riscattarsi. Contro· questo perso-naggio, progressista e democratico al Nord e mafioso· e reazionario al Sud, non poteva non insorgere il rigore morale di Salvemini. « Giolitti non in tutta l'Italia manipolava le elezioni 2 • In, quelle parti della penisola dove l'opinione pubblica era sveglia e l'opp·osizione dura da reprimere, lasciava che le cose andassero per il lo·ro verso. Perciò l'Italia settentrionale era lasciata libera di amministrarsi come meglio le garbasse. Non pochi consigli comunali nell'Italia del Nord erano modelli di amministrazion.e intelligente, onesta ed efficace. Soltanto nell'arretrata Italia meridionale Giolitti impiegava i suoi metodi e solamente quando e dove erano necessari. Così l'Italia meridionale forniva a Giolitti circa duecento deputati pro11ti ad obbedirgli a qualsiasi co·ndizione. Invece l'Italia del Nord mandava alla Camera circa trecento deputati, che si dividevano tra quelli che fa cevano parte della coalizione e quelli che ne erano indipendenti. La maggioranza di Giolitti era costituita da un solido blocco formato da quasi tutti i deputati del Sud, e da quelli fra i settentrionali, che avevano interesse a tenergli bordone, e che nell'insieme erano stùti liberamente eletti. Gli opp1 ositori, prove .. nienti quasi tutti dal Nord, erano• liberi di discutere alla Camera dei deputati quanto volevano. Ma erano impotenti inn.anzi ad una maggioranza incrollabile. A uno ad uno, presto o tardi venivano, a patti, e si imbrancavano nel gregge, oppure facevano una finta opposizione, che era più utile a Giolitti che una aperta sottomissione ». Queste cose che scriveva -nel 1949 nella prefazio,ne a L'età giolittiana di W. Salomone, in cui dopo tutt"o finiva per rimproverare allo statista piemontese molte meno cose, Salvemini le aveva già scritte e con molta maggior rabbia nel primo periodo socialista. Già in quel periodo, scrive Massimo L. Salvado,ri 3, Salvemini « vedeva tre mali principali per l'Italia meridionale: 1) lo Stato accentratore; 2 Prefazione di Gaetano Salvemini a W. SALOMONE, L'età giolittiana, Edizioni Einaudi, Torino 1949. · 3 MASSIMO L. SALVADOR!, Il mito del buon governo. ~dizioni Einaudi, Torino 1963. 105 Bibliotecaginobianco

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