Pella e il Governo dell'Assunta mese dalla fiducia) Pella ritiene giunto il momento di dimostrare che è un uomo di iniziativa, anche se si trova a capo di un Governo di transizione. È un atteggiamento comune a tutti i gabinetti « pro·vvisori »: vogliono dimostrare che non mancano di capacità e di intraprendenza; fanno di t11tto per raggiungere un potere effettivo. L'Italia non ha ancora ratificato il trattato per la costituzione della Comunità europea di difesa (CED). Pella pensa •di utilizzare questa occasione come arma di pressione sugli Alleati. Il 13 settembre, a Roma, pronuncia·un discorso bellicoso ( « l'Italia non tollererà altri soprusi nelle terre sacre alla Patria ») e lancia la proposta di un plebiscito nelle due zone del Territorio Libero di Trieste. Se la proposta è accolta, lui si impegna a far rientrare le resistenze dei partiti di d·estra e dell'opinione pubblica conservatrice e a far ratificare immediatamente, dal Parlamento, il trattato della ·CED. Usa un tono peren,torio. A molti appare il vero difensore degli interessi nazionali. La stampa moderata lo acclama 10 • L'8 ottobre gli alleati rispondono a Pella. Sono disposti a lasciare all'Italia l'amministrazione di tutto il territorio occupato dalle truppe anglo-americane. È la premessa per il definitivo ritorno di Trieste all'Italia. In tutto il paese si succedono 1 manifestazioni patriottiche. Il prestigio di Pella è molto alto. La situazione si ribalta, però, nel giro di pochi giorni. Il 10 e 1'11 ottobre il maresciallo Tito, che era stato colto di sorpresa dalla dichiarazione anglo-americana, avverte che la Jugoslavia considererà l'ingresso delle truppe italiane nella zona A di Trieste come un atto di aggressione. pendenza di Tito e per allargare la prima spaccatura nell'unità del blocco sovietico, gli alleati occidentali abbandonarono le loro pressioni per una soluzione del problema di Trieste, e continuò così l'occupazione separata. I nazionalisti italiani si inasprirono sempre più nei confronti degli Alleati, che sacrificavano gli interessi italiani a considerazioni più vaste riguardanti la loro politica di potenza. Negli anni seguenti si verificarono tumulti nella zona A e in Italia, incoraggiati da elementi di destra che condannavano il Governo per il suo servilis1no nei confronti degU alleati occidentali. 10 Una descrizione agiografica dell'entusiasn10 provocato dagli atteggiamenti dell'on. Pella è contenuta nel volu1ne di GIULIO CESARE RE, Fine di una politica, Cappelli editore. A proposito del discorso di Roma, del 13 settembre, Giulio Cesare Re scrive: « Lo stesso giorno, quattro ore più tardi, il presidente del Consiglio partecipa, a Torino, alla solenne processione liturgica che chiude il congresso eucaristico nazionale. Il cardinale Maurilio Fossati, arcivescovo della capitale piemontese, reca il Santissimo per le vie della città. La folla si inginocchia, si fa il segno della croce, poi esplode in un 'viva Pella! '. I1npressionato, quasi imbarazzato, Pella cerca di uscire dal corteo, ma il prefetto Carcaterra, che gli è al fianco, lo tiene per un braccio: 'Fermo, per piacere, presidente! '. Più tardi, Carcaterra con~esserà di aver temuto per un attimo. che il proposito di Pella potesse influenzare la folla compromettendo. la compostezza della processione. Il corteo si sarebbe certamente spaccato in due: una parte avrebbe seguito il Santissimo, gli altri si sarebbero stretti intorno al presidente del Consiglio». 99 . Bibliotecaginobianco
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