Nord e Sud - anno XVIII - n. 143 - novembre 1971

Regioni e piano zonale investita da problemi afferenti a uno o più piani di valo·rizzazione settoriale (ortofrutticola, zootec11ica, ecc.) o territoriale (sviluppo irriguo, ristrutturazione aziendale, ecc.) e potrebbe esserlo in concomitanza di tempi o in tempi successivi. E non v'è dubbio che essa potrebbe essere investita non solo da problemi agricoli, ma anche da problemi afferenti a settori diversi dall'agricoltura. La tesi del piano zonale a contenuto plurisettoriale ha indubbiamente una sua attrattiva e nulla sul piano logico le si puo opporre; in via pratica, però, dovendo il piano zonale essere l'attestazione di un impegno della comunità, sembra difficile, almeno fino a tanto cl1e non siano maturati nuo·vi co1 mportamenti, suscitare una adeguata confluenza di interessi e di responsabilità su u11a problematica eccessivamente complessa. A questa dovrà provvedere il program1na regionale attraverso altri interventi e altre procedure, delle qL1ali il piano zonale può rappresentare quella afferente ai fatti dell'agricoltura. Per la stessa ragione mi sembra di poter dire che, salvo dimostrazioni in contrario dedt1cibili dall'esperienza, i n1odi di partecipazione della comunità alla formulazione dei piani non possono essere prefigurati attraverso l'istituzione di comitati o di consulte di zona e ta11to meno di albi o corpo,razioni professionali, ma debbono ir1vece assumere specifica connotazione attraverso « corpi » di volta in volta formatisi in forza degli interessi che gli obiettivi della programmazione saranno riusciti a suscitare localmente. In altri termini, mi sembra cl1e il ruolo per la formazio.ne del consenso intorno agli obiettivi proponibili alle comunità agricole spetti al movimento sindacale, al movi1nento cooperativo, alle organizzazioni professionali, agli e11ti locali, ai tec11ici. Preoccupazione costante di tutti 11011potrà infatti non essere quella di promuovere e far maturare sempre nuove sensibilità per creare quell'interlocutore che è condizione indispensabile agli enti di svilup 1 po perché il loro operato possa svolgersi in u11 contesto dialettico e ,perché il piano zonale da essi messo a punto sia l'espressio11e delle aspirazioni e degli impegni della comunità che l'ha voluto. 5. Piano zonale e funzioni attribitite alle Regioni. - Se le linee p~ocedurali della pro·grammazione in agrico_Itura dovessero ris11ltare quelle prima delineate, le preoccupazio11i, cl1e lo schema di decreto delegato per il trasferimento alle Regioni delle funzioni armninistrative hanno già largamente suscitato, sarebbero desti11ate ad accrescersi. Infatti la gestione del piano, zonale richi~de una elasticità di comportamento da parte della Regione che non è co·n1patibile con una inquadratura burocratica, quale è quella che lo schema di decreto lascia intravedere. 95. · Bibliotecaginobianco

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