Nord e Sud - anno XVIII - n. 143 - novembre 1971

Regioni e piano zoriale incalcolabile in una base che, per essere giunta a for1nulare il piano della propria zona, deve avere superato una somma di diffidenze ed avere realizzato una somma di componimenti attraverso ostacoli, che non sono reiteratamente proponibili, come ben sa cl1i vive a contatto delle campagne. D'altra parte, il pensare, come da taluni si vorrebbe, che il piano zonale possa costituire una sorta di occasione storica per dare alle masse contadine il potere loro necessario « per diventare arbitre del proprio destino», mi sembrerebbe una semplificazione eccessiva, nella quale certamente non incorre chi pensa che le cose vadano cambiate. Il piano zonale può certamente cambiare i modi di formazione delle decisioni, i criteri di scelta de]le priorità e quindi la destinazione delle risorse: tutto ciò però entro ambiti, la cui definizione nor1 può cl1e emergere da una programmazione messa a punto in tutti i suoi momenti politici e procedurali. Prima di allora, i piani elaborati autonomamente da una comt1nita zonale possono solo ass11mere il valore di un n1essaggio; di un messaggio il cui percorso, anche se inverso a quello dei messaggi dall'alto, non è sufficiente ad assicurargli l'esito, sperato. Vengono così in evidenza i punti focali, sui quali deve essere concentrata l'attenzione di chi ritiene che il piano zonale debba costit11ire lo strumento n11ovo per gestire la politica agraria: la definizione degli schemi operativi della programmazione e la predisposizione degli strumenti dell'ordinamento regionale. Se il sistema che ne risultasse non fosse conforme alle esigenze del pjano zonale, vano sarebbe infatti il pretender11e l'applicazione. Premature, quindi, sono le richieste che genericamente si avanzano per la sua formulazione e, a mio avviso, anche tanto fuorvianti da avermi fatto attribuire - nel dibattito del Convegno sugli enti di sviluppo del giugno scorso - l'epiteto di « famigerato » al piano zonale, concepito taumaturgicamente co1ne la panacea dei guai agricoli. 4. Il piano di valorizzazion,e. - Una prima conseguenza derivante dalla definizione degli schemi operativi della programmazione dovrebbe essere quella dell'assunzione da parte d~l piano zonale di un preciso collocamento, che gli consenta di superare le distorsio,ni di cui è stato finora fatto oggetto, e di un precjso significato, che gli consenta di integrarsi con ~Itri atti della programmazione: ad esempio con i progetti speciali prevjsti dalla nuova legg~ per il Mezzogiorno. Con tale sistemazio,ne dovrebbero trovare chiarimento alcune questioni che hanno fi11ora alimentato il dibattito, e in particolare: se il 91 Bibliotecaginobianco

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