i-. Il neutralisn10 di Croce viltà e barbarie di cui Croce aveva negato l'esistenza meno di trent'anni . prima. Dinanzi ad un simile spettacolo, forse unico nella storia del mondo, a nulla valeva il richiamo alla lealtà verso la patria, alla Realpolitik, alla logica dello Stato come potenza, perché si era di fronte, Croce lo avvertì benissimo, ad un guerra « contro l'umanità », per cui una vittoria tedesca avrebbe rappresentato la consegna dell'Europa alla barbarie. Ed il senso di questo radicale mutamento di prospettiva fu da Croce (lo attestano le tormentate pagine del suo diario) sentito in modo così drammatico da indurlo a riporre quello stesso amor di patria, che pure gli aveva dettato una nobile pagina all'indomani di Caporetto, e da lasciarlo nell'amarezza di non potere, come uomo e letterato, auspicare o desiderare una vittoria dell'Italia, come attestano queste angosciose parole del 27 luglio 1943: « ... anche oggi ansiosa attesa di notizie e 1nolta tristezza e sentimento di ribellione per le parole pronunciate contro l'Italia da statisti inglesi, che forse si apprestano a far pesare sopra di noi, riel non1e della giiLstizia e della morale, la nostra guerra sciagurata. E nondimeno, nel bivio, era sempre per gli italiani da scegliere una sconfitta anziché la vittoria accanto alla qitalità di alleati che il Mussolini ci aveva in1posti, vendendo l'Italia e il sito avvenire, cooperando alla servitù di tittti irz Europa >> 21 • Così come la concezione della guerra, di cui Croce ebbe una visione eroica ed inadeguata ai tempi moderni, era stata da lui rivista dopo il conflitto del '14-18, anche quella dello Stato, della Patria, della liceità delle sue azioni viene messa in crisi in quei drammatici anni del 19401945. « Una patria che stia Uber Alles » ( sopra il tutto), scriveva Croce nel 1943, « se non fosse com'è di solito una seniplice espressione enfatica, esprimerebbe iLn sentire perverso e delittuoso. Similmente le 1nassime di giterra ' di fare tutto il maggior danno al nemico ' incontra il li1nite logico e morale nell'esclusione di quel danno che colpisce ciò che è sacro del pari per il nostro ne1nicn e per noi, ciò che, perdendosi, diminuisce lili e noi, anzi noi più di liti, quando della perdita siamo stati autori e sit noi prendiamo l'odio e l'onta » 22 • La legge di guerra trovava pertanto, nella coscienza di Croce, un limite invalicabile nel mon1ento del jits gèntium, inteso come principio superiore agli interessi nazionali ed alla volontà stessa degli uomini. In 2 1 B. CROCE, Quando l'Italia era tagliata in due, in « Quaderni della critica>>, n. 6, Bari, 1946. 22 B. CROCE, Il dissidio spirituale della Germania con l'Europa, Bari, 1944. 83 :- Bibliotecaginobianco
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