Nord e Sud - anno XVIII - n. 143 - novembre 1971

Michele Ributti l'impopolarità, il rigore del « metodo tedesco », la lucidità politica del Machiavelli, in una parola, la Real-politik. La decisione della partecipazione o meno dell'Italia alla guerra doveva essere ispirata, sosteneva, da una sola preoccupazio 1 ne: l'interesse nazio,nale; la valutazione del quale (Croce credeva molto alla netta divisione dei co,mpiti nello Stato) era compito· specifico del Governo. Ancora maggiore sfiducia destava in Croce l'interventismo nazioI1a lista per la matrice culturale che sottintendeva: il decadentismo, il futurismo, il dannunzianesimo•, tutto quell'atteggiamento culturale che egli aveva duramente contestato in campo letterario e che più tardi, nel J 930, ad,diterà come uno dei massimi responsabili della decadenza del senso storico che aveva investito l'Europa. In quello scritto del 1930, Antistoricismo, Croce rielaborava compiutamente le posizioni g1à espresse nel 1912 e durante tutta la polemica per l'intervento: il futurismo politico che « idoleggia un futuro senza passato, una volontà che è arbitrio ... c11e adora la forza per la forza, il fare per il fare, il nuovo per il nuovo, la vita per la vita » 13 , l'irrazionalismo ed i.I volontarismo sono ancora una volta, insieme con il giusnaturalismo ed il nazionalismo astratto, propri dell'interventismo democratico, bersagli delle critiche di Croce che, con lucida coerenza, li indica ora come malattie del secolo. Certo è che la sua avversione per nazionalisti e fascisti fu ampiamente ricambiata, dato che egli incarnava quel mondo della ragione e quell'alito culturale contro cui nazionalisti e fascisti avevano impostato la loro polemica e che farà dire a Curzio Malaparte, all'indomani della marcia su Roma: « la nostra rivo1luzione, si badi, era ed è più contro Benedetto Croce che contro Buozzi e Modigliani » 14 • Per quanto riguarda invece il neutralismo socialista, anch'esso non ottenne l'adesione di Croce che ne contestava la pregiudiziale classista e, ancor di più, dopo che l'intervento italiano era stato deciso, l'intransigente rifiuto a p,artecipare. Seppure, infatti, Croce era stato, nella sua giovinezza, seriamente attratto dal marxismo prima e dalla teoria soreliana poi, non tardò a staccarsene, anche per aver constatato· quanto i socialisti italiani fossero distanti dai programmi -e ,dalle posizioni che egli aveva amato. Con uno scritto del 1911, significativamente intitolato: La morte del socialismo, Croce chiudeva definitivamente tutte le porte tra s~ ed il socialismo ed iniziava nei confronti di quest'ultimo una polemica che durerà fino alla sua morte. 13 B. CROCE, Punti di orientamento della filosofia moderna. Antistoricismo. Bari, 1931. 14 C. MALAPARTE, Ragguaglio sullo stato degli intellettuali rispetto al fascismo, in A. SOFFICI, Battaglia fra due vittorie, Firenze, 1923. 80 Bibiiotecaginobianco

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