Nord e Sud - anno XVIII - n. 143 - novembre 1971

Il neutralismo di Croce sui mezzi da usare e sugli obiettivi da conseguire. L'espulsione dal partito di M11ssolini, passato dal « neutralismo assoluto » all'interventismo più attivo, servì in parte a chiarire la posizione dei socialisti e cioè la ferma astensione del movimento operaio nei riguardi di una guerra borghese, di un conflitto fra Stati nazionali, •di nessun interèsse per il proletariato ed, anzi, in netto contra 1sto con il sogno di una Internazionale dei lavoratori. Questa posizione, sempre ininterrottamente ribadita, e riassunta dopo l'intervento nei manuali di storia con la nota formula di Lazzari: « né aderire, né sabotare », perde però molto del suo contenuto rivoluzionario, se osservata alla luce di alcuni avvenimenti. Nel congresso dei Partiti Socialisti tenutosi a Zin1merwald, dal 5 al1'8 settembre 1915, una mozione che affermava la necessità di trasformare la lotta per la pace in lotta per il socialismo e la .lotta all'imperialismo in lotta rivoluzionaria al capitalismo venne respinta, e in modo particolarmente deciso da parte degli italiani, « dominati dalla preoccupazione di non rompere con i riformisti che erano presenti nel partito » 4 • Ed i riformisti avevano dell'astensione nei confronti della guerra una visione ben diversa. Essi nutrivano una serie di preoccupazioni, che, come appare da queste parole di Treves, erano abbastanza in linea addirittura con quelle di Giolitti: « lo sforzo penoso della guerra allontanava gli uomini del proletariato dalla solidarietà con lo Stato » 5 e quindi po·rtava a disconoscere la stessa azione parlamentare ,del partito. Anche in questa circostanza, come in molte altre che precedettero j] fascismo, il Partito Socialista dimostrò la sua incapacità di portare avanti una politica organica, realmente alternativa a quella del Governo; e questo perché era costantemente imbrigliato dal conflitto tra le preoccupazioni immediate e la pregiudiziale classista, da un complesso travaglio culturale che scaricò sul paese, avallando la tesi di chi 6 ha contestato la stessa natura anti-borghese del partito. Fu proprio in questo generale clima di confusione e di eccitazione che Benedetto ·Croce, sentendo cl1e il periodo della meditazione filosofica era concluso e che il lavoro svolto poteva ritenersi a buon punto, si accostò alla disputa politica, avvertendo il dovere, o forse il bisogno, di mettere alla prova dei fatti la sua filosofia. La posizione di Croce sulla guerra fu è restò, questo è il rilievo fondamentale troppo spesso dime11ticato da storici e pubblicisti, quella del 4 G. GRILLI, Grande capitale e destra cattolica. s Cit in F. CATALANO, Stato e società nei secoli, voi. 3°, parte 2a, Messina-Firenze 1969. 6 R. DEL CARRIA, Proletari senza rivoluzione, Milano· 1970. 77 • Bibliotecaginobianco

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