Il neutralisn10 di Croce zanti, e quindi il punto di riferimento obbligato della politica di ogni partito e ,di ogni movimento. La frattura tra interventisti e neutralisti fu, aln1eno 11el primo periodo, delimitata da confini molto labili, esse11do assai frequenti tanto le repentine con.versioni alla gt1erra quanto gli improvvisi pentimenti. Con la precisazione dei programmi e la defì11izione degli scl1ieramenti si trovarono, ben presto, a cooperare, fianco a fianco, le forze più disparate, co,me se la guerra fosse u11'occasione da sfruttare ·strumentalmente per il conseguimento di fini più reconditi e lontani. Nel 1915 il panorama delle forze in campo era chiarissimo e la differenza o l'affinità delle impostazioni e degli intenti erano ormai perfettamente individuabili. Sindacalisti rivoluzionari e nazionalisti sposarono risolutamente la causa della guerra perché essa rappresentava per gli 11ni e per gli altri l'occasione di abbattere lo Stato liberale e borghese, oppressore del proletariato, per i primi, irrimediabilmente fiaccato e corrotto dal parlamentarismo per i secondi. Il fatto stesso che alcuni rivoluzionari diventarono nazionalisti prima e fascisti poi (l'esempio di Mussolini è il più clamoroso, ma non certo l'unico) conferma come in realtà i punti di contatto tra le d11e posizioni fossero piuttosto evidenti e la fusione operativa ampiamente auspicata da entrambe le parti 2 • Ben altra consistenza aveva, invece, l'interventismo democratico di cui si fecero portavoce i radicali, i repubblicani, ed i socialisti bissolatiani (per altro pervasi da forti tendenze mazziniane), tutti coloro insomma che erano gli eredi della grande tradizione democratica risorgimentale, che univano alla passione irredentistica l'ammirazione per la Francia repubblicana e democratica, che erano mazzinianamente ansiosi di guidare la lega contro gli oppressori, che vedevano, infine, ancora con Mazzini, nell'Austria-Ungheria « il gigante dai piedi di creta » a cui bisognava assestare il colpo mortale. I cattolici, con l'ambiguità che sarebbe stata la caratteristica più peculiare della loro politica, furono ideologicamente neutralisti, interventisti di parte democratica in alcune frange (specialmente quella sindacalista, che intravedeva la speranza di vendicarsi dello Stato « ateo ed usurpatore ») e ferocemente triplicisti nel Trentino, là dove, cioè, si rischiava di pagare con la vita il fatto di sostenere altre alleanze. Per quanto riguarda i liberali, il problema, essendo essi investiti di responsabilità di governo, era assai più complesso e trasce11deva le petizioni di principio o le inclinazioni e le simpatie personali. Vero è che essi furono, per la maggior p·arte, tendenzialmente triplicisti, non fos2 Per i nazionalisti: E. CORRADINI, La Patria lontana, Milano 1910. Per i sindaca 4 listi: A. OLIVETTI, Sindacalismo e Nazionalismo, in « Pag. Libere», 15 febbraio 1911. 75 :--Bibliotecaginobianco
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