Editoriale È import.ante, d'altra parte, che sia salvaguard~ta ed ampliata per quanto possibile la libertà di scelta che è présupposto della libertà di stampa e che nei paesi democratici condiziona la capacità dei giornalisti di reagire alle insidie e di resistere alle lusinghe che tendono ad asservirli. Libertà di scelta che significa possibilità di prestare la propria opera dove si ritiene di poterla dignitosa,nente prestare e di non prestarla dove si ritiene che manchino le condizio·ni dell'indipende11za e siano troppo pesanti quelle della dipende1zza. Ma l'arco di queste possibilità terzde ora a restringersi, onde il problema che risolutamente è stato posto dal convegno di Rorrza: il problema dello «spazio» nell'ambito del quale po,ssono· collocarsi le scelte dei giornalisti per « svolgere dignitosarrzente » la professione. . Anche in Italia, 1na non solo in Italia, si aggrava la crisi della stampa quo-tidiana; e anche in Italia, all'origine di qzLesta crisi, insieme all' aumento dei costi, c'è la questione della distribuzione fra le testate degli introiti pubblicitari. In Francia, da qu,ando si è data via libera alla televisione di accaparrarsi l'a pubblicità co·mmerciale, i grandi quotidiani di Parigi « han110 perduto fino ad un 10% dei loro introiti»; e s'i sa, come ha ricordato il « Corriere della Sera», che, « di fronte all'aggressività dei costi crescenti, basta itn dite o tre per cento di pubblicità in meno a far saltare la redditività di iiri'azierid.a giornalistica ». In Italia, dove da assai prima di quanto non sia avvenuto in Francia la televisione, monopolio di Stato, si accaparra una fetta crescente di pubblicità, l'incidenza di qiLesto accaparramento sulle sorti dei giornali, e naturalmente dei giornali meno dotati e meno diffusi anzitutto e soprattutto, si fa sentire sempre di più ed è la causa prima della cosiddetta « concentrazione delle testate » e quindi della contrazione dell'.arco di possibilità fra le quali il giornalista può scegliere per « svolgere dignitosamente » la professione. · Se cosi stanno· le cose, è qu,esto della pubblicità sottratta dalla television,e alla sta111pa il nodo che dev'essere sciolto. E si potrebbe perfino sospettare che il gran polveron,e sollevato da Donat Cattin - con la sua proposta al corzvegno di Ron1a, di redistribuire d'imperio la pubblicità fra le testate dei giornali, privilegiando qu,elle più deboli e penalizzando quelle piìL forti, preferite dagli inserzionisti - sia stato sollevato ancJze per co·prire una fiLga in avanti, per stornare l'attenzione dal problema dell'incidenza clella pubblicità televisiva sulla crisi degli introiti della stam.pa e quindi sulla crisi clei giornali meno dotati e meno diffusi. E tzLttavia, il problen/ta della Rai-TV è venuto in evidenza dopo il convegno di .Ronia, cori le pole1nicJ1e su,scitate proprio dalla sortita del Ministro del Lavoro al conveg1'10 di Roma; ed è venuto in evidenza 4 Bibiiotecaginobia-nco
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