• Ugo Finetti Il discorso torna quindi alle condizioni d~ sviluppo• di una politica riformatrice nel nostro, paese; a quella - cioé che To:gliatti chiamava nel suo ultimo edito·riale di « Rinascita » lo spazio socialdemocratico•, intendendo per socialdemocrazia l'area di sinistra non co,munista. Scriveva Togliatti nel luglio del '64, mentre il generale De Lo,renzo faceva la spola tra il Quirinale e il Sifar: « la questio11e è strettamente coll'egata a quella delle sorti di un partito socialdemocratico, che in Italia non è mai riuscito ad avere la stessa p1 arte che in altri paesi europei, e degli altri partiti di lavoratori. È - proseguiva Palmiro To,gliatti - sulla struttura stessa del capitalismo italiano che è necessario concentrare l'attenzione. Essa è tale per formaziorze e tradizione storica e per indirizzi di politica economica segititi per decenni, che il processo della accumulazione è condizio1zato dalla arretratezza e dalla mancanza di sviluppo di una metà d'el territorio 11azionale, dalla sovrabbondanza di mano d'opera e quindi dal livello tremendamente basso dei sal.ari e, infine, da un artificioso sostegno concesso dallo Stato al ceto privilegiato ai danni di tittta la collettività ( ...). Su una stru.ttura di questo genere è stato sempre assai difficile, anche da. parte di chi lo avrebbe voluto, innestare itna politica di rifor111ismo borghese. Da questa struttura uscì invece il fascismo ». Pertanto Togliatti giungeva a sostenere che « in sostanza la sola azione sistematica volta a intaccare le strutture e coronata da un sitccesso non trascurabile è stata, i11 tutto questo periodo, la lotta dei sindacati per l'aumento dei salari e l'.accrescimerzto del loro potere contrattuale. La sola riforma effettiva delle strutture è stato quel tanto o poco di ai1mento delle retribuzioni che il movimento sindacale è riuscito ad' imporre ». Secon·do Togliatti la configurazio,ne del capitalismo italia110 co,me « capitalismo ~traccio·ne », con gravi contraddizioni strutturali determinate da una generale arretratezza, inficiava a priori ogni possibilità di azione da parte delle forze della sinistra no,n comu., nista che egli era solito indicare - quando esse si muovevano, auton·omamente - con il termine di « riformismo borghese » o di « socialdemocrazia ». Se accettava la tesi amendoliana del « ca·pitalismo, straccione », arrivava però alla medesima conclusione della sinistra comunista, la quale negava lo spazio riformista in base alla tesi di un capitalismo diventato neocapitalismo razio 1 nalizzatore e integrato,re, capace di «. riasso·rbire » ineluttabilmente ogni azione riformatrice; per cui la sola lotta efficace è la conflittualità permaner1te a livello. sindacale. È bene ricordare e tener presenti i termini di una polemica che nel PCI dura o,rmai da dieci anni (il Co,nvegno dell'Istituto Gramsci sulle tendenze del capitalismo italiano è infatti del '62) circa lo spazio riformista, perché alla chiarificazione di questo nodo sono sostanzialmente 48 Bibiiotecaginobianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==