Nord e Sud - anno XVIII - n. 143 - novembre 1971

Enzo Vellecco di essi, qualche tempo dopo che la politica .di programmazione era stata avviata, scriveva in proposito 6 : « Un· altro aspetto in cui le strutture della nostra programmazione attendono di dover essere completate è quello dei settori produttivi, della loro raziorLalizzazione e del progresso tecnico »; e nell'additare l'esempio inglese aggiungeva: « In Inghilterra sono stati istituiti dei Coniitati composti da imprenditori, rapprese11ta1iti dei sindacati ed esponenti del Ministero della programmazione economica allo scopo di effettuare l'analisi dell'andamento e dei problemi dei singoli settori industriali e di suggerire proposte concrete. Ciascuno di questi comitati si occupa dei problemi industriali di un singolo settore (chimico, dolciario, elettromeccanico e così via). Ciascun Comitato analizza i problemi del settore, esa1nina come le imprese potrebbero accrescere la produttività, che prospettive future hanno, come si può migliorare la loro attività di esportazione, come si possono rendere i loro programmi compatibili gli uni con gli altri, standardizzare la produzione e tutto quanto di altro si può pensare per accrescere l'efficacia settoriale. Si tratta di Comitati consultivi i quali non pretendono né di fare la programmazione né di dare ordini alle imprese. Da un lato essi trasmettono agli i1ffici del Piano i loro studi e dibattiti perché esso li tenga presenti nella sua azione. D'altro lato essi discutorLo con le imprese, presentano ad esse i loro suggerim.enti, ne ricevono le istanze e le opinioni. Questo meccanismo può essere ittile per stimolare la diffusio·ne del progresso tecnologico ed organizzativo. Inoltre, le previsioni del Piano in materia industriale, su questa base, corrono molto meno il pericolo di astrattezza che se fatte puramente con le fonti di informazione ufficiali tradizionali ». Ora sembra giunto il momento di poter avviare concretamente anche la nostra politica di piano su questi binari. Si è già visto in che misura è aumentato in Italia il grado di maturazione degli studi e delle ricerche di settore; e ciò costituisce sicuramente una premessa importante per affrontare il discorso sulla program1nazione industriale. Ma anche altre indicazioni convergono nel proporre, in termini di attualità, un indirizzo generale di politica economica che si faccia carico dei problemi riguardanti i diversi settori produttivi. Si riscontra tra l'altro una più ragionevole posizione delle grandi imprese di fronte all'ipotesi di interferenze della politica di programmazione nelle scelte e negli indi6 F. FORTE, La strategia delle riforme, Etas-kompass. 32 Bibliotecaginobineo

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