La programmazione per settori L'i11dustria chimica dovrà inoltre essere chiamata nel prossimo futuro a svolgere un ruolo preminente per mitigare gli squilibri tra Nord e Sud con massicci insediamenti nelle regioni del Mezzogiorno. I cospicui investimenti già realizzati ha11no determinato nel Mezzogiorno un tasso annL10 di sviluppo produttivo del 12% e una incidenza della produzione chimica su quella nazionale del 209/o. Tuttavia, se il settore è riuscito a localizzare nel Mezzogiorno una importante quota del proprio apparato produttivo, a ciò non ha fatto riscontro u11'adeg11ata diffusione dell'industria utilizzatrice. Una diffusione del genere sarebbe possibile e auspicabile, in qua11to le caratteristiche· di questa industria coincidono con determinate esigenze proprie della struttura socio-economica del Sud. L'i11dustria chimica secondaria richiede infatti minori investimenti per addetto (21 milioni contro 66 della primaria), diversifica l'occupazione, non crea gravi problemi di inquinamento e necessita, infine, di tempi di insediamento relativamente brevi. Il suo sviluppo avrebbe quindi riflessi positivi sull'intera economia n1eridio11ale e in particolare sul livello di occupazione, che potrebbe accrescersi nei prossimi 10-15 anni di alcune decine di migliaia di addetti. Questi ed altri problemi sono ormai da tempo allo studio degli organi della progra1nmazione per l'elaborazione di u11piano chimico nazionale che però, malgrado la partecipazione fattiva delle maggiori imprese e i contributi offerti da diverse parti, non riesce ancora ad essere varato. Esistono indubbiamente difficoltà oggettive per predisporre il piano settoriale di una industria come quella chimica, per giunta in un contesto strutturale ed istituzionale 110n sufficientemente idoneo. Ma difficoltà non molto dissimili si incontrerebbero forse anche per altri settori, a causa delle carenze e dei ritardi che ancora scontiamo nell'impostazio11e di una politica industriale programmata. Com'è noto, il programn1a economico nazionale 1966-1970 non aveva affrontato questo tema e pertanto no11era stata prevista l'adozione di alcuno strumento e indirizzo in materia di politica industriale. La prima esperienza italiana di programmazione aveva in sostanza evitato di cimentarsi con i problemi di organizzazione e di sviluppo dell'apparato produttivo, a differenza di quanto pure si era verificato nella attuazione della politica di piano di altri paesi occidentali. Di questo limite del nostro primo piano economico si erano resi conto, del resto}· gli stessi economisti e tecnici che avevano partecipato alla preparazione ed elaborazione del programma. Uno 31 Bibliotecaginobianco
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