Nord e Sud - anno XVIII - n. 143 - novembre 1971

Ennio Ceccarini Anche allo schema dell'estrema sinistra, dunque, si debbono muovere rimproveri sostanziali. Insieme all'invito a dare meno corpo alla propria escatologia e assai più allo studio empirico delle regole politiche. Per noi è consolante constatare che la « multipolarità » aggancia anche la Cina al gioco della difficile pace fra grandi potenze, anziché lasciarla fuori ad alimentare tensioni e a covare pericolosi risentimenti e frustrazioni. Perché· dovrebbe essere combattuta dagli hitngry men del « Manifesto » o del Movimento studentesco? La conclusione di questo discorso sulla Cina e sul suo « m.ito » tra le forze della sinistra italiana, deve toccare necessariamente le posizioni democratiche, le meno viziate da schematismi ideologici e le più impegnate nella elaborazione di una visione aggiornata e non preconcetta della realtà internazionale. Da queste posizioni, l'estensione alla Cina degli oneri e dei privilegi propri del club delle superpotenze, non può non essere giudicato positivamente, e molte delle ragioni di questo giudizio sono state esposte più sopra, indirettamente, come replica alla visione errata del PCI o dell'estrema sinistra. Non va però tralasciata la preoccupazione, congiunta a questa soddisfazione, perché le porte di quel club continuano a rimanere chiuse all'Europa. Solo s11perficialmente può sembrare un ripiego, in realtà è un grosso e valido argomento. I fatti dimostrano che ·tra « superpotenze » e resto del mondo il gap politico non può che crescere. Ogni blocco soffre, in questo senso, di profondi squilibri. A prescindere dai rapporti tra URSS e satelliti, improntati addirittura a disciplina poliziesca, l'osservazione è già vera tra America ed Europa democratica, lo sarà prestissimo tra Cina e Terzo mondo (un altro tema da raccomandare allo studio di certa sinistra). Il gap di credibilità politica, di possibilità economiche, di influenza internazionale non è rimontabile su base nazionale, né dalla Francia di De Gaulle, né dalla Germania di Brandt. La balcanizzazione o la finlandizzazione dell'Europa sta in fondo alla sua tenace scelta nazionale, al suo ritardo sui tempi delle grandi concentrazior1i di forza e di civiltà politica. D'altra parte, senza un'Europa pari alle scommesse del mondo contemporaneo, la presenza della democrazia nel presente e nel futuro è compromessa sul serio, perché non basta a garantirla l'importanza dell'America. L;I talia, tra i paesi europei, è tra i meno saldi in termini di democrazia. La questione cinese è stata una ulteriore cartina di 14 Bibliotecaginobianco

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