Dino Cofrancesco dall'essere eliminate, risultarono esasperate dopo la conclusione del conflitto. « Da un lato le potenze europee non fecero alcun serio tentativo per eliminare alle radici le loro rivalità di potenza, avviando una politica di lin1itazione sostanziale della sovranità nazionale. Dall'altro, le potenze mondiali non ebbero né la volontà, né la possibilità di in1porre la propria egemonia sull'Europa; ciò perché la Russia dovette ripiegare su se stessa per dedicarsi al tremendo sforzo di industrializzazione diretto alla creazione di una società moderna, mentre l'America del Nord, paese di radicate tradizioni insulari, non fu ancora in grado di apprendere fino in fondo il ruolo i,nperiale al quale l'aveva destinata l'evoluzione dei rapporti rnondiali di potenza » (pag. 495). Dehio, in questa maniera, riesce a spiegare la catastrofe della Germania senza ricorrere a dati sottratti al controllo della volontà umana, ma inserendola in un quadro preciso le cui parti possono essere ricostruite, con sufficiente precisione, dall'indagine dello storico guidato dalla ragione e intento a trovare un senso e un significato anche per gli avvenimenti che all'uomo della strada appaiono oscuri e irrazionali. I \ I - I I Come s'è visto, i problemi trattati in Federico Meinecke e la crist dello stato nazionale tedesco sono nun1erosi e complessi e non è facile penetrarli senza far costante riferimento ai valori etici ed alle preoccupazioni storiche e politiche dell'autore. Il volume di Pistone, lo si 124 Bi~Iiotecaginobianco è detto all'inizio, non costituisce solo una: diligente e accurata introduzione all'opera di Meineclce, ma vuol proporre altresì una radicale revisione degli schemi interpretati-• vi e dei criteri di giudieio correnti, inficiati t11tti, in diverso grado, di ideologismo. Pertanto, ogni critica, che non voglia essere di dettagli, è costretta a fare i conti con il metodo impiegato e con i principi della scienza politica cui Pistone si rjchiama. Per queste ragioni, la recensione che il marxista-ortodosso Innocenzo Cervelli ha dedicato all'opera in esame, Sul rapporto fra storiografia e politica nell'età dell'in1perialismo. A proposito di un recente libro su F. Meinecke - in « Storia contemporanea», settembre 1970 - ci è parsa, nonostante l'indubbia competenza dell'autore in fatto di storicismo, assai lontana dal cogliere lo spirito e il significato del libro di Pistone. Cervelli ritiene che il limi te del libro sia negli « insufficienti presuppost1 ideologici politici e culturali sottintesi » (pag. 580), ma per la verità è assai avaro di parole, quando si tratta di individuarli e di discuterli. La sua unica preoccupazione sembra quella di rinviare, ad ogni pié sospinto, alle analisi dei Cantimori, dei Negri, dei Bendix, dei • Momsen, in cui si troverebbero interpretazioni di questo o di quell'aspetto dello storicismo tedesco e della politica dell'età guglielntlr1a ben diversamente fondate e molto pit1 convincenti e penetranti di quelle con,tenute nell'opera di Pistone. Ma, in ultima istanza, nonostante lo sfoggio di erudizio11e, il modello insuperato di storiografia, al quale
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