La lezione di Mein,ecke rentemente nazionalista, da non confondersi però con la mistica dell'imperialismo, né con la riduzione della nazione ad entità biologica, chiusa in se stessa, che il proprio cieco espansionismo eleva a moralità suprema. L'influsso esercitato su di lui da Kant, da Humboldt, e in definitiva dall'illuminismo, contribuisce a mantenere jmmune Meinecke da certe suggestioni e a non fargli perdere mai - pur nella difesa di principi divenuti poi discutibili - una non comune lucidità critica. Così, pur sottolineando il ruolo positivo svolto dalla Prussia e da Bismarck 11el portare a compimento l'unità tedesca, egli non si nasconde ora che « tale unificazione ha avuto, sul piano dei valori, il significato di una scelta del fine dell'unità a scapito di altri valori non nieno importanti, per quanto, in ipotesi, inconciliabili con l'esigenza di unità » (pag. 254). Ma, ad onta di questa e di altre consapevolezze, annota Pistone, anche qui non tutto risulta convincente nell'analisi meineckiana dei rapporti tra Prussia e Germania. La fiducia nella capacità della politica di potenza a promuovere la sempre più completa solidarietà tra le classi e i ceti tedeschi, secondo idee condivise da Naumann e da Weber; il misconoscime11to del carattere bonapartistico dell'amministrazione di Bismarck, i cui atti vengono, secondo un troppo rigido modello di imputazione causale, riportati ad esigenze di politica estera (dimenticando, in tal modo, l'esplicito disegno di schiacciare l'opposizione liberale, e poi socialista, con vistosi e fulminei successi internazionali); Bibiiotecaginobianco la n1ancata prev1s1one degli effetti che la costituzione di un potente Stato tedesco, nel cuore dell'Europa, avrebbe avuto sull'equilibrio delle potenze, costituiscono altrettante zone d'ombra che fanno da sfondo alle luminose intuizioni di Cosmopolitismo e stato nazionale. Nei tre capitoli seguenti, La prinia guerra n,zondiale e la crisi del pensiero storico-politico di Meinecke, Dopo la sconfitta e la rivoluzione, Dall'idea della ragion di stato alla catastrofe della Germania, Pistone ricostruisce la lenta trasformazione della Weltanschauung idealistico-oggettiva di Meinecke in concezione del mondo ispirata ad uno storicismo volontaristico sempre più venato di esigenze etiche. Fino al 1917 lo storico sassone - si veda lo scritto Kultur, Machtpolitik it1id Militarisn1us - rimane legato all'in1perialism_o liberale del Naun1ann. La guerra gli appare come un dovere imposto alla Germania dal suo stesso status di grande potenza, che non può tollerare la pace egemonica dettata al mondo dal blocco anglo-russo-americano. Ancora una volta è portato a vedere « nella tendenza dello stato ad espandere la propria potenza un impulso irresistibile connaturato alla stessa essenza dello stato; un impulso che in sostanza può trovare un limite soltanto nella potenza altrui ed è pertanto regolato nella sua dinamica dall'equilibrio delle potenze, con le sue continue oscillazioni e le relative necessità di adeguamento da parte di ogni stato » (pag. 291). Ben lontano tuttavia dall'aderire al programma pangermanista, egli 119
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