Nord e Sud - anno XVIII - n. 143 - novembre 1971

Dino Cofrancesco cetto di nazione territoriale, vale a dire la osservazione che la coscienza 11,azionale in senso politico coincide con il lealismo dei cittadini verso il proprio stato emergente in un determinato contesto storico: quello corrispondente al passaggio dalla situazione di potere dello stato assoluto (ma limitato), che non chiedeva a tutti i sudditi di uccidere e di morire per la patria, a quella dello stato de1nocratico, o comunque in fase di trasformazione in senso de1nocratico (n1a a competenze illimitate) che chiese a tutti i cittadini di morire e uccidere per la patria » (pag. 208). Meinecke sostiene pur sempre che la nazione territoriale affonda le sue radici in quella culturale e da essa trae la sua legittimità, ma ormai - ed è questo che importa - il momento decisivo e determinante è costituito dal potere politico, senza il cui agire consapevole l'appartenenza ad una stessa nazione cultura le sarebbe rimasta priva di ogni effetto, una mera potenza mai destinata a tradursi in atto. La coscienza nazio 1 nale, insomma, diviene un aspetto della fenomenologia p8li tico-sta tale e lo Stato cessa di venir concepito co·me la sovrastruttura della realtà nazionale, naturalisticamente intesa. Se lo storico tedesco si sottrae, i11 tal modo, all'irrazionalismo romantico, riesce pure, grazie al suo costante realismo politico, ad evitare le ingenuità del giusnaturalismo. La sua costante consapevolezza che l'azione politica è determinata principalmente dalle necessità della potenza e conseguentemente subordinata alla supremazia della politica 118 Bibiiotecaginobianco estera sulla politica in terna e alle tendenz:e dell'éqL1ilibrio europeo delle pote11ze, gli permette di individuare « l'equivoco implicito nella concezione volontaristica della 11.azione e consistente nel ritenere che la condotta dello stato nazionale dipenda esclusivamente dalla volontà della nazione intesa come so111madi autonome volontà individuali e quindi non subordinata alle 11ecessità ,obiettive della politica di potenza » (pag. 211). L'idea di nazione, per lui, si è potuta tradurre in comportamenti politici ispirati ad un profondo lealismo nei riguardi del potere in quanto gli interessi della ragion di Stato hanno unito, in Prussia, il popolo e la dinastia nella comune battaglia contro i francesi. Questo senso realistico del potere e dei comportamenti degli Stati è ripetutamente sottolineato da Pistone nell'ampio e convincente esame di C_osrnopolitismo ...: « Per chi come Meinecke sa che, quando la nazione esiste politicamente, e non è semplicen1ente un, proposito o una speranza, essa ha esistenza come stato, non è in effetti difficile riconoscere che è proprio la lotta per la creazione degli stati nazionali a sprigionare il nazionalismo. Se lo stato nazionale, al pari di quello assolutistico, deve sottostare alla legge della ragion di stato, che stabilisce fra gli stati la realtà dei rapporti di forza, l'esclusione del sognato affratellamento fra le nazioni costituisce un'insopprimibile necessità, e non invece il frutto di un'arbitraria scelta ideale » (pag. 229). Ne deriva un atteggiamento coe-

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