Nord e Sud - anno XVIII - n. 143 - novembre 1971

Ennio Ceccarini che modo provare a conciliare la politica della coesistenza e del dialogo al vertice USA-URSS con l'estremismo anti-americano e anti-occidentale di Pechino. Oggi debbono conciliare, all'opposto, l'avvento di una politica diplomatica cino-americana (anch'essa evidentemente di profilo coesistenziale, di natura pacifica e real-politica) co11 il raffreddamento delle relazioni russo-statunitensi (e con la polemica sovietica contro Mao, che ripete le vecchie accuse di tradimento rivolte negli anni passati da Pechino a Mosca). La co11ciliazione è difficile nella teoria perché non si verifica nei fatti. Lo scisma cinese persiste (Mao ha detto, con rituale esagerazione retorica ma pure con qualche intenzion.e pratica, che la polemica con l'URSS durerà ancora migliaia di anni), la rivalità tra le due superpotenze comuniste continua aspra come prima dell'avvento del ping-po11g diplomatico e dell'ingresso della Cina alle Nazioni Unite. Il gruppo del « Manifesto » e gli altri gruppetti della sinistra ·non comunista ne prendono atto e giudicano che la partita o si co11cluderà co11 l'accettazione da parte sovietica della leadership rivoluzionaria cinese, o con il definitivo declassamento ideologico dell'URSS a semplice potenza imperiale senza nulla più di socialista, né nelle strutture né nella politica. l\1a il PCI, che ha sempre rifiutato di scegliere tra Cina e Unione Sovietica·, si rifiuta anche oggi alla scelta. Bene o male, argomentano i comt1nisti, la Cina non è rimasta sul terreno della predicazione rivoluzionaria astratta, della co11testazione sterile degli altrui sistemi: non è neppure scesa sul terreno della guerra. Cioè ha fatto un passo che l'URSS aveva anticipato dieci anni fa, accettando il dialogo della coesistenza. Perché seguirla nella contestazione dell'egemonia sovietica? Non è meglio raccomandare a cinesi e russi di tornare buoni fratelli? In realtà il PCI. sconta, anche qui, un vizio antico, quello della propria inerzia me11tale e politica dinanzi alle vicende del mond.o comunista a cui, poi, pretende costantemente di riallacciarsi. È cl1e il PCI non riesce. ancora a concepire che la storia del comunismo conte1nporaneo possa svilupparsi per qualcos'altro che non sia l'enu11ciato « x » o il modello « y » del marxismo ottocentesco, che possa, cioè, muovere in direzioni dettate da interessi, da passioni, da motivi culturali successivi e magari parzialmente mutuati dalla temperie spirituale del mondo contemporaneo tutto intero. Tenere il passo con gli eventi e dare ad essi una risposta esige una forza empirica, una capacità di accostamento alla realtà ed ai suoi motivi nuovi che è certamente un problema avvertito assai più dalle grandi potenze quotidianamente obbligate a decidere, che non 10 Bibiiotecaginobia-nco

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