Dino Cofrancesco ... prodotto da una decisione individuale arbitraria; la direzione del comportamento è stabilita dal singolo, ma, poiché è orientata in rif erimento all'atteggiamento altrui, essa dipende più dalla obiettiva configurazione dei rapporti interindividuali che dalla scelta individuale » (pag. 161). In tal modo, l'elemento sopraindividuale - l'obiettiva configurazione dei rapporti interindividuali - non s'identifica più in un fatto di natura, né nella ferrea necessità che il caso impone all'operare umano (v. le antiche teoriche della ragion di Stato). Al contrario, la via è aperta al riconoscimento della profonda validità dell'intuizione kantiana, per cui « l'anarchia internazionale ( ...) è una fase storica dello1 sviluppo dell'umanità caratterizzata da determinati rapporti tra gli uomini, conoscibili e descrivibili in termini precisi» (pag. 168). Va osservato, tuttavia, e Pistone giustamente insiste su questo punto, che sia Ranke che Meinecke non derivavano dalla loro concezione « naturalistica » dello Stato l'apologia del bellum omniurn contra omnes. L'esistenza di ·più Stati costituiva per loro la base dell'equilibrio politico europeo e una sicura garanzia per la cultura e per la civiltà occidentale - contrapposta al dispotismo asiatico -, la quale nello scontro di op,posti p,rincipi trova una fonte perenne di ringiovanimento. Meinecke, non senza un'intima coerenza, giungeva persino- al tentativo di conciliare Humboldt e Ranke, il teorico delle libertà locali e l'apologeta dello Stato di vaste dimensioni, allorché osservava che 116 Bibliotecaginobianco l'individualità· come fatto di valore poteva essere protetta e garantita solo dal libero sviluppo degli Stati e delle nazioni. « La politica di potenza, in tal modo, scrive Pistone, inquadrata dalle leggi del sistema degli stati europei appare non solo distruttiva, ma anche ed in maggior misura un fattore positivo dello sviluppo storico, la premessa insostituibile dello sviluppo delle culture nazionali e dell.a civiltà plurinazionale europea nel suo complesso » (pag. 186). Questa concezione realistica della potenza è senz'altro ingenua e suscettibile di essere usata a sostegno di una politica nazionale spregiudicata, ma, in se stessa, non ha nulla di immorale o di cinico, né può essere confusa co,n l'apologia della sopraffazione e dell'avventura. « Gli ostacoli oggettivi che la potenza incontra e che derivano fondamental~ente dall'equilibrio tra le potenze » rappresentano, nella concezione meineckiana, un principio moderatore per gli Stati e il più sicuro pegno della loro coesistenza. « L' eticizzazione della potenza, conclude Pistone, significa il riconoscimento di quei valori che Meinecke è convinto siano oggettivamente impliciti nella potenza stessa » (pag. 187). Nel capitolo che prende il titolo dal capolavoro di Meinecke, Cosmopolitismo e stato nazionale, Pistone prende in esame la distinzione che vi sviluppa l'autore tra Kulturnationen e Staatsnationen, cioè tra con1unità culturali (non coincidenti necessariamente con gli Stati nazionali: v. l'esempio classico della Sviz~
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