Nord e Sud - anno XVIII - n. 143 - novembre 1971

Dino Cofrancesco schen Erhebung (1906), che spiega la genesi dello Stato prussiano e le ragioni del suo assetto militaristico, costituisce uno dei risultati più maturi della riflessione meineckiana di questo periodo. « Data la dispersione del proprio territorio - è la tesi del saggio -, la militarmente sfavorevole posizione continentale, l'eterogeneità etnica e religiosa della popolazione, la Prussia, una volta scelta la strada della difesa attiva della propria posizione di potere, dovette avviarsi a diventare uno stato-potenza caratterizzato dalla più estrema accentuazione degli aspetti militari e autoritari dell'organizzazione statale. La Prussia si trasformò progressiva1nente Ì11 uno 'stato militare costituito per mezzo e allo scopo della guerra e della conquista ' e a questo principio di vita subordinò in maniera ferrea, oltreché naturalmente le proprie strutture militari, l'organizzazione dei rapporti tra i ceti, l'apparato amministrativo, quello fiscale, pratic2rnente l'organizzazione e lo sviluppo dell'intera società » (pag. 135). A questo fine, risultò determinante « la tendenza espansiva della dinastia prussiana », che seppe costituire un centro di coesione delle passioni e degli interessi e porsi come « una forza storica sopraindividuale, capace di condizionare in modo rilevante ogni successivo sviluppo e trasformazione» (ivi). È ancora una volta l'insegnamento rankiano relativo all'anarchia internazionale e al condizionamento da essa esercitato sui comportamenti delle grandi potenze, a suggerire a Meinecke la direzione dell'indagine, _anche se l'allievo compie auto114 6i bl'iotecag i ~ob·ianco nomainente il tentativo di « illustrare le basi psicologiche e sociali della politica di potenza » lasciate in ombra dall'indecifrabile terminologia organiicistica .di Ranke. Il metodo di ricerca che qui viene approfondito e perfezionato, osserva Pistone, conduce a esiti utili non solo per la ricostruzione della storia tedesca e prussiana, ma altresì per la fondazione di una vera e propria scienza politica, libera dai miti e dalle suggestioni dell'ideologia. Meinecke, in sostanza, riprende quella problematica machiavelliana del potere che A. Hamilton, nel Federalist aveva posto a fondamento dell'analisi dei rapporti internazionali e dei legami che intercorrono tra questi ultimi e la struttura sociale e politica degli Stati. La riprova più convincente della validità delle catego 1 rie sto·riografiche e politiche impiegate in queste analisi sta nella possibilità di giustificare i fenomeni storici facendo il minor ricorso possibile alle responsabilità degli individui e delle classi. In tal modo, le vicende un1ane e sociali diventano suscettibili di analisi scientifica e molti problemi, cl1e all'interno delle antiche visioni del mo,n.do erano privi di soluzione, vengono ora inseriti in un preciso contesto razionale. Così, esemplifica Pistone, « senza il richiamo di Meinecke alla volontà di potenza stimolata dalla sititazione continentale di lotta per l'esistenza, veramente non si capisce come l'apparato burocratico-militare sia riuscito a inquadrare le forze nobiliari nelle strutture dello stato assolutistico in una misura scono-

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