La lezione di Meinecke « garanzie liberali » al suo interno e la stessa partecipazione attiva dei cittadini alle scelte di potere, è pur vero che, sul piano economico, non sempre esso promuove una ripartizione della ricchezza a esclusivo vantaggio delle classi abbienti. Tra politica imperialista e benessere - relativo, s'intende - delle classi lavoratrici vi sono dei rapporti innegabili, di cui gli esempi, nella storia antica e moderna, non si contano. Più convincente, invece, è l'accusa di moralismo che Pistone rivolge a Meinecke per aver attribuito sic et simpliciter all'insipienza delle classi dirigenti prussiane del 1819 la responsabilità di aver arrestato l'imperialismo liberale dei Boyen, Scharnost etc. l\1einecke, inoltre, osserva Pistone, non fa alcun accenno all'arretratezza dello sviluppo capitalisticoborghese della Germania, né valuta adeguatamente « la rilevanza storica dell'egoismo di classe, la tendenza cioè di ogni gruppo economico-sociale a sfruttare, in mancanza di efficaci contrappesi, tutte le possibilità offerte dalla situazione storica, di imporre la propria volontà e di istituzionalizzare i propri interessi nella società e nello stato » (pag. 123). E tuttavia, nonostante queste lacune, l'opera su Boyen contiene spunti preziosi di quella che sarà la più matura concezione storica di Cosn10politisrno e stato nazionale. Del resto, che si trattasse di una opera destinata. a prodtrrre viva e profonda impressione lo dimostrò il conferimento a Meinecke della cattedra di storia a Strasburgo (1901), cui fece seguito la chiamata _· Bibliotecaginobianco a Friburgo cinque anni dopo (19061914). Il capitolo seguente, La dottrina rankiar1a dello stato-potenza, è dedicato ai rapporti tra lo storicismo e la concezione meineckiana delle forze individuali e metaindividuali che muovono le società e gli Stati, determinandone il destino e il ruolo storico. Da una parte, Pistone sottolinea l'influenza decisiva che ebbe su Meinecke l'idea storicistica dell'individualità, intesa come « il riconoscimento concettuale che esiste una sfera ineliminabile di irrazionalità nel comportan ento umano e che a questa sono connessi i condizionamenti decisivi esercitati sulla libera volontà razionale ad opera di forze storiche individuali quali le particolarità etniche e soprattutto la volontà di potenza dello, stato» (pag. 131); dall'altra fa rilevare, sulla base della distinzione diltheyana tra idealis ,no soggettivo e idealis1no o ggettivo, come il pensiero di Meinecke - prima della crisi e del ripensamento del 1917 -, in virtù del costante richiamo alla lezione di Ranke, fosse assai più vicino alla Weltanschauung idealistico-oggettiva, fondata sul postulato monistico dell'immanenza dei valori, rispetto alla realtà storica, vale a dire sull'identità tra -essere e dover essere, che non all'idealismo della libertà, per il quale nella realtà storica non opera alcuna tendenza a realizzare valori attraverso « il proprio movimento oggettivo, vale a dire indipendentemente dalla volontà uma11a » (pagg. 174-5). Il saggio· Das Zeitalter der deut113
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