Nord e Sud - anno XVIII - n. 143 - novembre 1971

Dino Cofrancesco .. fine dell'affermazione esterna. Questa è la legge suprema» (pag. 46). In base a questa teoria, gli Stati continentali dell'Europa centrale, che « per la loro posizjone geografica erano i più svantaggiati nella gara per la potenza », non potevano darsi delle istituzioni compiutamente liberali. « Per essi era una necessità vitale l'avere una struttura politica rigida e autoritaria, in grado di agire con la massima efficienza dal punto di vista militare » (ivi). Agli storici nazional-liberali, che si rifacevano a Ranke, sembrava che in tal modo potesse giustificarsi, come prodotto di una ineluttabile necessità storica, l'arretratezza sociale e politica della Prussia. Essi, pertanto, divenivano gli apologeti del sistema e legittimavano con ragioni storiche il sapiente gioco politico di Bismarck, volto - già con la sua poli tic a protezionistica a favo re della grande industria e della proprietà terriera nobiliare - a dilvidere la borghesia e a consolidare il nuovo regime in senso autoritario. Fu in questo ambiente culturale che si formò il giovane Federico M-einecke. Animato da un sincero lealismo patriottico-n~zionale, venato di solidarismo cristiano-sociale e di neoromanticismo diltheyano, egli trovò nella concezione borussica una guida preziosa per orientarsi nei fatti storici e la base di una Weltanschauung antigiusnaturalistica, alla quale non avrebbe mai rinunciato completamente, neppure dopo la crisi e i ripensamenti del primo e del secondo dopoguerra. Nel capitolo successivo, La crisi della concezione borussica, Piston·e esamina l'ascesa della Germania a 110 Bibliotecaginobianco potenza. mondiale e il relativo allargarsi degli orizzonti della ricerca storica fino ad investire il problema stesso dell'equilibrio ·europeo e mondiale. Nel nuovo contesto storico, la stessa lezione di Ranke ap·parve in una diversa luce. Ci si rifaceva ora non solo ai canoni del suo metodo critico-filologico, ma anche « alle sue concezioni sulla supremazia della politica estera e sull'equilibrio delle potenze europee. A quelle concezioni, cioè, che gli storici borussici avevano utilizzate in maniera piuttosto meccanica, essenzialmente per giustificare il sistema autoritario prussiano» (pag. 64). · Per i neo-rankiani occorreva insomma esaminare criticamente la adeguatezza della compagine politica bismarckiana a risolvere i complessi problemi di potere posti dalle relazioni internazionali e dal ruolo che la- Germania vi era chiamata a svolgere. Nel nuovo clima culturale, Meinecke, « che no-n si sentiva ancora chiamato direttamente in causa dai problemi politici del giorno», veniva contemporaneamente arricchenclo il suo bagaglio di letture. Il Saggio sui limiti dell'azione dello Stato di Wilhelm von Humboldt gli rivelava il fascino duraturo e profondo delle teoriche della libertà; e poiché « il liberalismo individualistico e cosmopolitico, di cui il saggio humboldtiano era espressione, costituiva l'antitesi della dottrina nazional-liberale », egli) pur in·dividuandone i limiti, cominciò a sentire il bisogno di giustificare « in modo meno dogmatico la sua adesione al-

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