.. STORIA La lezione di Meinecke di Dino Cofrancesco Nel nostro paese, Federico Meinecke è stato sempre con·siderato, co11riferimento alle sue indagini sullo storicismo, un po' come il Croce tedesco. I suoi studi, Senso storico e significato della storia (Napoli, ESI, 1948), Aforismi e schizzi sulla storia (ivi), Origini dello storicismo (Firenze, Sansoni, 1954) sono stati fatti oggetto di analisi critiche, spesso acute e profonde - si veda, ad esern1 pio, Fulvio Tessitore, Fr. Meinecke storico delle idee, Firenze, Le Monnier, 1969 - ed hanno costituito, in un certo senso, un passaggio obbligato per quanti, memori del miglior Croce, hanno ritenuto che la filosofia altro non fosse che coscienza e meditazione della storia. Anche il Meinecke storico delle idee etico-politiche ha destato un costante e giustificato interesse; lo dimostrano le stesse traduzioni di Cosmopolitismo e stato nazionale (La Nuova Italia, Perugia-Venezia, 1930), de L'Idea della ragion di st.1to nella storia moderna (Firenze, Vallecchi, 1942) e il recente Esperienze (Napoli, Guida, 1971). E tuttavia, per vari motivi, il suo contri- . buto in questo campo è stato più spesso frainteso che penetrato. I motivi di questa incomprensione sono da ricondursi a tre diversi 106 atteggiamenti della cultura italiana contemporanea, atteggiamenti egualmente inadeguati a cogliere l'originalità e la portata della soluzione teorica che Meinecke dava al problema del potere e dei rapporti tra Stati sovrani. Il primo atteggiamento è tipico della tradizione giusnaturalista e illuminista, che il conflitto tra ethos e cratos risolve con la subordinazione del secondo al primo. In base a questa concezione, in cui peraltro si avverte lo sgomento provocato dalle guerre mo·ndiali, ogni opera di civiltà deve attribuirsi, ad un tempo, al caso e alla ragione, a cause, cioè, spirituali e materiali insieme - le une di pertinenza dello storico, le altre oggetto di indagine per lo scienziato (geografo, economista, sociologo ...) -. Le « epoche felici », nella storia degli Stati, somigliano un po' a quei fiori delicati che crescono sui monti e nei luoghi deserti e che lo zoccolo del cavallo mongolo o l'ottusità del bramino possono stroncare in un momento. Questa concezione, pur così rispettabile sul piano etico, finisce per jgnorare che le tempeste, nella vita dei popoli e degli Stati, si possono, se non esorcizzare una volta per sempre, per lo meno rendere non Bibiiotecag inobianco
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