lridustria e industrializzazione in Can1pania In particolare le imprese petrolifere hanno tutto l'interesse « a diversificare la produzione, sia a1lo scopo di ottenere derivati petroliferi a maggior valore aggiunto (di q11i l'avvio di produzioni petrolchimiche) su cui riversare i maggiori costi della materia prima, sia, soprattutto, allo scopo di evitare che l'offerta di fonti di energia economicamente alternative al petrolio, ma da esse non controllate, annullino la loro produzione dominante sul mercato, restituendo al consumatore la libertà di scelta (di qui l'estensione ai settori del carbo11. fossile e della carbochimica; dei conbustibili nucleari e della loro estrazione con trattamenti chimici; della progettazione della costruzior1e meccanica nel settore atomico)» 9 • Sulla base di tali interessi e convenienze esistono tutte le condizioni per uno sviluppo della parachimica e della cl1imica ausiliare nel Mezzogiorno e quindi in Campania. In quale direzione? Anzitutto, come si legge 11ella citata ricerca sull'industria chimica italiana, nella direzione di un riequilibrio della struttura produttiva 11azionale, se è vero che quest'ultima << rimane specializzata in produzioni di massa ed è ancora relativamente carente per qua11to riguarda prodotti nuovi o ad alto contenuto tecnologico: donde il saldo negativo del co1nmercio esterno, che si rileva per i fitofarmaci, i farmaceutici, i coloranti ed i pigmenti e l'eccedenza 1nodesta, in confronto alla capacità produttiva degli impianti, per i prodotti di base e gli intermedi. A tener conto di tutti i settori in cui esiste una deficienza tecnologica, l'industria chimica italiana risulta in posizione debole nei confronti dei concorrenti stranieri per circa la metà, in valore, della domanda interna ». Nella direzione, quindi, di un deciso rilancio dell'industria chimica italiana nel Mezzogiorno, dal momento cl1e è 1a stessa Montedison ad affermare che le difficoltà ed i ritardi che la chimica italiana registra nel ritmo di produzione, nello sviluppo commerciale e nell'adeguamento dei processi e dei prodotti sul piano tecnologico, rifletto110 non solo lo squilibrio esistente tra le due grandi branche della chimica primaria e secondaria, ma anche la irrazic;>nale distribuzione dei centri industriali sul territorio. « Questa situazione ha rallentato di molto negli ulti1ni cinque anni l'espansione del settore chimico italiano. La bilancia commerciale è divenuta passiva dal 1967, gli investimenti sono au1nentati di solo 100 miliardi, dai 210 del 1965 ai 315 del 1969, testimonian.do di una generalizzata stagnazione delle i11iziative ». Nella direzio,ne, infine, di legare più saldamente nel Mezzogiorno la continuità esistente tra industria chimica e petrolifera, tra chimica ed 9 L'industria chimica, a cura della Ricerche e Studi « R. e S. », Milano 1971. 93 Bibiiotecaginobianco
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