Antonio Guariglia città e le campagne, percl1é il diaframma che nei se~oli ha diviso queste due entità, queste ,due civiltà, questi due modi di intendere e vedere la vita, tende oggi sempre più a scomparire: si parla di territorio urbanizzato ma 11.01 n urbano, proprio perché è necessario proiettare anche al di fuori della tradizio·nale cinta daziaria delle città i valori, le mentalità, i servizi civili, le infrastrutture che sono state appannaggio, soilo delle entità urbane nel passato e che tanto hanno contribuito ad attirare i gio,vani dalle campagne. Se le Regioni vogliono davvero ra.p1 presentare un momento di rivoluzio,ne urbana anche nelle campagne, nel sensoj che vo.gliono eliminare il diaframma di cui si è parlato 1 prima, debbono battersi perché si affermi anche nel nostro paese il principio della pianificazione urbana e rurale, perché la legislazione urbanistica che attendiamo da tanti anni, no1 n sia limitata solo ai territori urbani, ma sappia includere anche i territori rurali. Un aspetto di tale pianificazione urbana e rurale va so,ttolineato, anche perché negli altri paesi ha già trovato affermazione: salvaguardia dei migliori terreni, dal punto di vista dello• sfruttamento agricolo, dalla localizzazione di altre attività produttive, da infrastrutture o dall'ampliamento delle unità urbane. In questo quadro, hanno· ancora validità i piani zonali? E se l'hanno, in che senso va interpretata? La risposta a questi interrogativi la trovia·mo in quanto dice Gian Giaco•mo Dell'Angelo: « Il Piano zonale ha da essere un mo,mento della procedura della Programmazione; si potrà fare solo quando, attraverso la diversa procedura con cui pensiamo d'i poter mettere a fuoco i problemi a livello regionale e nazionale, in una determinata zona si sarà presa consapevolezza di un determinato problema e si avrà la certezza del qita11tum dì riso,rse messe a disposizione. Solo in quel momento· potrà essere cl1iamata in causa la comunità agricola, per esprimere i mojdi con i quali meglio utilizzare quelle risorse limitate ». 7. Un aspetto della politica agraria che do1vrà subìre necessariamente notevoli ripensamenti, alla luce del mutamento dei « princìpi ispirato,ri » che abbiamo auspicato, precedentemente, è il Credito Agrario. Se la pro•prietà diventerà un as,petto secondario del processo pro.duttivo,, i criteri informatori attuali, basati sostanzialmente sul concetto delle garanzie reali, dovranno essere rivisti. Del resto,, qualcosa di simile si è già verificato con le aziende della Riforma . fondiaria, per le quali il Credito Agra,rio. tro,vava le sue garanzie nell'attività imprenditiva dell'assegnatario, e nella fidej1.1s,sione concessa dall'Ente di Sviluppo. L'evoluzio,ne del Credito Agrario, che deve trovare le sue garanzie non 80 B~biiotecaginobianco
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