Giornale a più voci lo è stato nel maggio o nel giugno di quest'anno. La salute dei cittadini non si protegge solo impedendo loro dj fare jl bagno nelle acque inquinate (e quindi revocando la licenza agli stabilimenti balneari situati su litorali cl1e risultano inq11inati); la si protegge anche e soprattutto ripristinando la pulizia delle acque e n1ettendole a disposizione dei bagnanti, dal mom,e11to che il n1are e l'elioterapia non costituiscono solo un motivo di svago, ma anche, per molti, una precisa indicazione medica. Nel giugno scorso Luigi Vacchi iniziava una sua inchiesta sul lvf.are ù1 agonia ( « Panorama», 3 giugno 1971) scrivendo: « il rim.orso degli italiani per il màre che m11ore è durato una sola stagione balneare: quella del 1970. È stato però un rimorso astratto, senza quelle accese reazio,ni popolari che alcuni ecologi si aspettavano,. senza che si sia trasformato in una autentica scelta politico-ideologica ». Altrettanto si può dire per l'estate 1971: c'è stato qualche « pretore d'assalto » in più a fare sentire la sua voce; si è vietata la « balneazione» e persino l'elioterapia in qualche lito,rale in più; si è costruito qualcl1e depuratore su iniziativa di pochi, singoli comuni. Per il resto, tutto come 1-)rima; anzi, peggio di prima, perché non è certamente co11 i p,rovvedirne:nti appena ricordati che si risolve il problema. Tali provvedimenti, al contrario, stanno solo a dimostrare che dall'estate del 1970 a quella del 1971 non. si è fatto niente. La situazione, quindi, si è aggravata; e quando si è tardivamente voluto mostrare di avere preso coscienza del probl·ema, la « scelta po1 liticoideologica » è stata l'unica possibi]e: vietare di bagnarsi là dove la situazio11.e risultava grave, oltre che al microscopio, addirittura ad occhio nudo. Ma quando è che il mare può definirsi inquinato? Secondo Norberto della Croce, incaricato di oceanografia all'Università di Genova, quando l'equilibrio dell' « ecosistema» marino viene alterato, anche se la sostanza inquinante può ancora essere « prontamente trattata» dall'ecosistema stesso. L'inquinamento diventa pericoloso quando « l'inquinante si accumula perché è venuta n1eno la capacità depurante dell'ecosistema, 01 ppure quando le alterazioni dell'equilibrio ecologico si traducono in determinati effetti». Qui si parla di mare in generale; di mare, cioè, come « ecosistema ». Il nostro disco,rso vuole invece essere circoscritto alla zona di mare « cost~era », che si distingue in modo abbastanza netto da quella « oceanica», molto più vasta e biologicamente C:1-iversa. È la zona costiera, quella interessata alla cosiddetta balneazione> cioè alla possibilità di fare un bagno di mare. Ed è proprio questa la zona che riceve le acque dei fiumi e delle fogne e che, quindi, subisce i danni più gravi, oltre che per ciò che r.i-. guarda la « balneazio,ne », anche per la pescosità, la vegetazione costiera, il turismo in generale e ]a salt1te stessa delle popolazioni. Le principali fonti di inquina1nento del mare sono idrocarburi, scarichi industriali e ~carichi urbani. Si tratta, come si vede, di fonti di natura diJversa che dànno luogo a tipi ,dive~si di inquinamento; il che rende difficile, quando non impossibile, stabilire un « denominatore co,mune » per indicare un livello unico. NoP solo: ma, come rileva la citatissima indagine ENI49 Bibiiotecaginobianco
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