Umberto Pedol alcune riforn1.e tutt'altro che eversive, spinte e co,nt_rospinte di ogni genere. Si tratta peraltro di una sopravvivenza: dovuta solo all'insostituibilità pratica della formula, alla mancanza di un'alternativa; il governo Colombo sopravviverà, sembra certo, fino alla elezione del Presidente della Repubblica, dopo di che ogni avventura sembra ormai possibile. La stessa proposta, avanzata da più parti, d_i impedire o di rimandare L1na 11lteriore grave frattura del paese q11ale sarebbe quella determinata dal referend11m sul divorzio, anticipand·o lo scioglimento delle Camere alla primavera del '72, può avere esiti assai difficili da predeterminare: non è affatto assurda la prospettiva di un nuovo Parlamento con la DC ricattabile da 11n drastico aut-aut, per la scelta delle allea11ze, tra il MSI e il PCI. Se si esamina la sit11azione dei partiti laici della coalizio,11e, il quadro che vien fuori dalle elezioni del :71 è paradossale. La sinistra democratica cresce elettoralmente, confermando la tendenza già d·elineata dalle elezioni del '70, pur essendo sempre più divisa e lacerata al suo interno, e quindi priva di una reale capacità di intervento. Non solo, ma i tre partiti tendono sempre più a differenziarsi, caratterizzandosi su piattaforme politiche e id·eologicl1e autonome: il PSDI, con il suo congresso del 1971, recuperando la tradizionale immagine social-democratica del partito, anche in vista del sostegno a Saragat nelle elezioni presidenziali; il PRI disimpegnando,sj dal governo e ripromettendosi di ritirare anche l'appoggio esterno, a gennaio, qualora 110n venga rivista completamente la impostazione della politica di centro-sinistra; il PSI denunciando, con un linguaggio che ricorda fin troppo i tempi del frontismo, l'esistenza di un « perico 1 loso disegno reazionario », attribuito « a tentativi in atto da parte di settori della DC, •della Socialdemocrazia e oggi anche del PRI » ( chiamando quindi reazionari i propri partners di governo, e persistend.o in una politica massimalista che mette il partito in Lln vicolo cieco). Tali posizioni, come ha sottolineato il vicesegretario auto,nomista del PSI, Craxi, « paiono prescindere da 1 una valutazione realistica della sit11azione. La verità è che almeno una parte dell'attuale maggioranza del PSI continua a ragionare come se il centro-sinistra fosse sul punto di passare le consegne ad un altro e • più avanzato equilibrio, mentre, per molti segni, non è difficile rendersi conto· che sta avvenend·o esattamente il contrario: la crisi del centrosinistra rischia di sfociare in uno spostamento verso il centro, se non . peggio· ». La situazione che contraddistingue i rapporti tra i partiti di democrazia laica e socialista non potrebbe quindi essere più deteriorata. Ma guai se queste forze, insegL1endo effimeri guadagni elettorali, insistes40 Bi~Iiotecaginobia·nco
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